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Etica«hacker» e visione cristiana

 
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Marm



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MessaggioInviato: Mercoledì 06 Aprile 2011, 17:22    Oggetto: Etica«hacker» e visione cristiana Rispondi citando

In questo articolo di padre Antonio Spadaro viene offerto un accostamento che a qualcuno di sicuro era già venuto in mente: hacker e cristiano.

Penso possa essere un utile spunto di riflessione per i ragazzi di un clan, visto il modo in cui sono immersi nell'informatica, terreno vastissimo e certamente pieno di interessi.

Riporto qualche pezzo sparso, ma prima di addentrarvi, ricordare una vecchia barzelletta: neppure a Dio è chiaro cosa pensino i gesuiti Very Happy

Citazione:

Sebbene ormai i media abbiamo imposto questa immagine degli hacker, in realtà i cosiddetti «pirati informatici» hanno un altro nome: cracker. Il termine hacker invece di per sé individua una figura molto più complessa e costruttiva: «Gli hackers costruiscono le cose, i crackers le rompono (hackers build things, crackers break them)»


Hacker dunque è colui che si impegna ad affrontare sfide intellettuali per aggirare o superare creativamente le limitazioni che gli vengono imposte nei propri ambiti d’interesse. Per lo più il termine si riferisce a esperti di informatica, ma di per sé può essere esteso a persone che vivono in maniera creativa molti altri aspetti della loro vita.
Quella hacker è, insomma, una sorta di «filosofia» di vita, di atteggiamento esistenziale, giocoso e impegnato, che spinge alla creatività e alla condivisione, opponendosi ai modelli di controllo, competizione e proprietà privata.
Intuiamo dunque come parlando in modo proprio degli hacker siamo di fronte non a problemi di ordine penale, ma a una visione del lavoro umano, della conoscenza e della vita. Essa pone interrogativi e sfide quanto mai attuali.


Un altro membro del Club fu Tom Pittman, uno dei primi «filosofi» hacker. Nel suo manifesto Deus ex machina, or the true computerist egli ha provato a rendere l’idea della sensazione che può accompagnare il vero hacker in questo processo creativo: «Io che sono cristiano sentivo di potermi avvicinare a quel tipo di soddisfazione che poteva aver sentito Dio quando creò il mondo».
L’hacker ha in effetti una precisa percezione dell’importanza di dare un contributo personale e originale alla conoscenza. Pittman, che si presenta come a Christian and a technologist, interpreta questa azione come una partecipazione emotiva al lavoro creativo di Dio, un lavoro che sviluppa interesse, passione, curiosità, che mette in moto le capacità di chi lo compie non avvilendolo. L’hacker è sostanzialmente un creativo sempre in ricerca. Come cristiano egli vive e interpreta il suo gesto creativo come una forma di partecipazione al «lavoro» di Dio nella creazione.
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MessaggioInviato: Giovedì 07 Aprile 2011, 01:32    Oggetto: Rispondi citando

ESSERE HACKER - by Elf Qrin -- Articolo del 1999 sull'Etica Hacker. Notare la citazione di Matteo 10:26 in apertura...
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Marm



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MessaggioInviato: Giovedì 07 Aprile 2011, 09:04    Oggetto: Rispondi citando

Curiosità: Matteo viene citato anche riguardo al linguaggio Perl (trovato sempre nell'articolo di Spadaro, ma documentato anche su Wikipedia)

Citazione:

Ad esempio, il linguaggio di programmazione Perl, creato nel 1987 dall’hacker Larry Wall, cristiano evangelico, è sì l’acronimo di Practica Extraction and Report Language ma in origine si chiamava Pearl e deve il suo nome alla «perla di gran valore» (Mt 13,46) trovata la quale un mercante vende tutto pur di comprarla.
Egli, oltre a dare nomi quali bless (benedire) apocalypse ed exegesis a funzioni del suo linguaggio, spesso, parlando in conferenze e congressi fa riferimento alla sua fede cristiana. In particolare Wall, come Pittman e altri, collega strettamente la sua azione creativa alla propria fede: «Perl è ovviamente il mio tentativo di aiutare gli altri ad essere creativi. Umilmente, sto aiutando la gente a capire un po’ di più quali sono le persone che piacciono a Dio»..
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