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Scout C@fé: Il Forum degli Scout Possono leggere e scrivere in questo forum tutti coloro che sono interessati al mondo dello scautismo
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Cerbiatto Ingegnoso
Età: 35 Segno zodiacale: Registrato: 03/01/08 14:52 Messaggi: 113 Residenza: Brescia/Padova
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Inviato: Domenica 30 Marzo 2008, 15:26 Oggetto: |
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Salve... riapro questo topic postando due pagine di Roberto Lorenzini (già responsabile Branca E/G dell'85--> per dire che già allora si sentiva questo problema!)
Al termine del mio Campo Scuola, il Capo campo ci disse «Ricordate che tutte le aberrazioni metodologiche saranno perdonate tranne quelle contro la Squadriglia».
A pensarci bene «In principio fu la Squadriglia...»; questa è l’intuizione più originale di B.-P. tanto è vero che al quartier generale degli Scouts Americani l’immensa statua di B.-P., nota per la collana regalatagli dal capo indiano e composta (meraviglia!) di ben 8.329 zoccolette, sta sul piedistallo su cui è scritto semplicemente «B.-P. inventore della Squadriglia».
Alcuni denigratori del fondatore sostengono che l’idea gli venne per pigrizia in quanto era troppo difficile e faticoso seguire personalmente tutti i ragazzi e perciò inventò il modo per farli essere ognuno responsabile dell’altro. Costoro che io chiamo i CapiPiovra sono acerrimi nemici della Squadriglia, hanno un tentacolo per ogni ragazzo e tante ventosine su ogni tentacolo per quanti sono gli obiettivi della progressione personale, spesso amano farsi chiamare educatori piuttosto che Capi e sono molto meticolosi e precisi ma si scoprono facilmente chiedendo loro a bruciapelo cosa vedono nel praticello di fronte la sede: mai una volta che ti dicessero «I bufali della prateria».
Questa pericolosa setta tende a giustificare la progressiva invasione del Reparto, l'esproprio che ne fa a danno dei ragazzi proprio con la presunta incapacità dei ragazze a gestirsi responsabilmente ma non si avvede che tale incapacità non è la causa ma l’effetto dell’aver minato alla base il sistema della Squadriglia. Non è corretto togliere il carburatore e poi dire che la macchina non funziona. Allora esaminiamo in breve i pezzi essenziali perché il motore funzioni.
In primo luogo la verticalità. Solo così i più piccoli hanno l’opportunità di vivere avventure reali che in una Squadriglia di loro pari non potrebbero avere ed hanno dei modelli nei più grandi che sono a loro portata molto più del Capo Reparto. Solo così i grandi iniziano a sperimentare la gioia e la fatica di preoccuparsi di altri e la responsabilità di essere d’esempio.
In secondo luogo la monosessualità. Già a lungo si è scritto su questo tema per sottolineare il valore di un gruppo in cui il ragazzo e la ragazza che stanno scoprendo la sessualità possano liberamente confrontarsi con chi è più avanti in questo cammino senza misurarsi con le tensioni che l’incontro con l’altro sesso comporta.
In terzo luogo la progettualità. La Squadriglia vive intorno a dei progetti da realizzare, ad un cammino da percorrere.
In esso si fondono le due dimensioni del «Gruppo di amici» e del «Gruppo di lavoro» che spesso i ragazzi vivono invece in modo separato:
con gli amici ci si diverte e basta senza regole, quando ci si trova per lavorare invece i rapporti personali non contano. Nella Squadriglia regole e amicizia convivono e si rinsaldano reciprocamente.
Per questo la Squadriglia vive di imprese che sono decise dai ragazzi stessi e che il Capo aiuta a rendere esperienze educative attraverso sottolineature, consigli, riflessioni, verifiche, sfide che propone soprattutto attraverso il Consiglio Capi. Come ogni comunità che funziona, nella Squadriglia ogni ragazzo ha un ruolo preciso, stabilito in precedenza, conosciuto da tutti: sono gli Incarichi (magazziniere, cassiere, logista, maestro giochi ecc.) e per questo il numero complessivo dei ragazzi non deve essere superiore a 7. ln sette si può essere tutti protagonisti, in più di sette iniziano ad esserci gli spettatori.
Quando ero Caposquadriglia (ed stato il periodo che più mi ha cambiato e che ricordo con più entusiasmo di tutta la mia vita scout) cercavo sempre di avere una Squadriglia poco numerosa: in questo modo eravamo i più efficienti e non perdevamo mai nessuno per strada.
Se gli incarichi sono fissi per tutto l’anno e stabiliti dal Consiglio di Squadriglia, i posti d’azione variano invece secondo le necessità da una impresa ad un’altra, e nel distribuirli si terrà conto di quali sono le mete di ciascun ragazzo [N.d.W.: vedi "prove" di Classe] : è un gioco (appunto) da ragazzi se le mete sono concrete e non dei «pii proponimenti per Natale».
Dunque i posti d’azione sono il modo privilegiato in cui i ragazzi stessi scelgono come tradurre le mete concrete che ognuno di loro ha in obiettivi legati a ciò che si sta facendo.
In quarto luogo l’autonomia. La Squadriglia deve avere una sua base che i ragazzi costruiscono, mantengono pulita, che è loro punto di riferimento e di identità. Io ad esempio avevo nell’angolo di Squadriglia le mie cose più care e quelle che non potevo tenere a casa.
La Squadriglia ha del materiale che compra, aggiusta, talvolta purtroppo perde. Ma il nostro scopo è educare alla laboriosità ed all’economia e non avere dei buoni rover di servizio che «ci pensano loro, così si spende meno e le cose funzionano meglio».
La Squadriglia va in uscita da sola, senza che i Capi che la spiano, anche se i Capi chiedono loro il programma e poi conto del lavoro svolto. A nulla vale che facciano bene le cose solo se ci sono i Capi, occorre rischiare che le facciano male per poi scegliere di farle bene per loro stessi e non per il nostro giudizio.
Certo la Squadriglia funziona se ha un buon manico: il Capo Squadriglia.
Dove impara ad esser Capo un ragazzo di 15 anni? Come fa a superare la tentazione del potere come prevaricazione per scoprire la gioia del potere come servizio? Due sono i luoghi deputati a questo. L’Alta Squadriglia che è una Squadriglia il cui Capo è proprio il Capo Reparto che con il suo esempio fa vedere come si è Capi al servizio di una piccola comunità.
Il Consiglio Capi dove esplicitamente si discute dei problemi della Squadriglia, dell’essere Capi, della vita di tutto il Reparto. Il Consiglio dei Capi va estremamente rivalutato in quanto è il vero organo di governo del Reparto non a livello educativo (questo spetta ai Capi) ma a livello della vita di una comunità di ragazzi.
Attenzione dunque tutta la proposta del Reparto passa davvero solo se vissuta concretamente in Squadriglia. Il sentiero competenza ha senso non se le imprese di Reparto sono belle ma se la Squadriglia vive con competenza la quotidianità, se funziona il trapasso delle nozioni. Il sentiero fede è vivo se la Squadriglia impara a pregare, a riflettere, a correggersi l’un l’altro fraternamente. Il sentiero accoglienza si sperimenta prima di tutto in Squadriglia che è la prima, vera, intensa esperienza sociale che il ragazzo fa.
La progressione personale resta lettera morta se il Consiglio di Squadriglia non la sente una cosa sua, con la quale distribuire compiti, incarichi, posti d’azione, sulla quale confrontarsi al termine di un’impresa.
Occorre dunque organizzarsi per sconfiggere i Capi-Piovra e restituire ai ragazzi il Reparto, i bufali di Kensington Garden, l’avventura in una pozza d’acqua ed a noi un po’ di meritata pigrizia.
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Scautismo inizia per «S» come Squadriglia.
lo invece ho visto tanti bei reparti ordinati e contenti, persino competenti, felici di essere in tanti, sembravano dei santi, i capi erano perfetti, grandi animatori, preoccupati di tutto, tutto sotto controllo: i grandi burattinai del reparto! Ho capito perché i genitori si preoccupavano meno di mandare i loro figli dagli scout: non c’è mamma migliore del capo reparto. Come la personalizzazione del sentiero vuole ho avuto una visione: il capo reparto scrofa con trentadue capezzolini per tutti gli scautini.
Poi ho visto le squadriglie: poveri orfani senza capi sembravano di fronte alla cartina, alla tenda, alla cucina, dei bambini smarriti, abbandonati i cui occhi tornavano a brillare quando un capo qualsiasi di passaggio raddrizzava il 25.000 nelle loro mani o indicava la direzione del vento.
Allora ho deciso di fare testamento e di lasciare un messaggio ai capi reparto (le cose dette in punto di morte [N.d.W.: era prossima la scadenza del suo mandato di incaricato di branca E] sono prese in più seria considerazione):
«Mandate le squadriglie in uscita con il pernottamento al meno ogni due mesi, insegnategli le tecniche di base per la sopravvivenza prima di farne dei maestri nella serigrafia e nel cuoio e poi mandateli via, da soli, senza aiuti appresso. Voi potrete ingannare l’attesa discutendo con i genitori sull’utilità di tali cose e se proprio non ce la farete una compressa di Ansiolin ogni 6 ore sarà sufficiente, ma mandate le sq. in uscita».
In questi anni nei reparti c’è stato un golpe strisciante consumato in nome della democrazia.
Un tempo la corte d’onore ed il consiglio capi contavano; i grandi del reparto avevano una grande responsabilità nella gestione del reparto: io ricordo feroci riunioni in cui noi capi venivamo messi in minoranza. Questo al capo-scrofa non succede mai. Il perché è semplicissimo. Con la nascita del Consiglio della Legge si sono attribuite ad esso tutte le funzioni decisionali sulla vita del reparto espropriando i grandi in nome di una maggiore democrazia: «così decidono tutti e non solo capi e vice». Ciò è falso, mistificatorio e quindi diseducativo, ma ottiene un effetto comodo per i capi:
diventano gli assoluti padroni del reparto.
Infatti un’assemblea come quella del Consiglio della Legge può essere utile a verificare la vita del reparto ed a scegliere in generale in che direzione andare ma non può, per il fatto stesso di essere un’assemblea, esercitare il potere esecutivo. Quest’ultimo così, espropriato ai grandi, sfuggito al Consiglio della Legge è tornato nascostamente nelle mani dei capi che, seppur a fin di bene, lo detengono saldamente ma fanno finta che sia di tutti. Gli esercizi di verbosità del Consiglio della Legge uccidono lo scautismo che non è fatto di prediche ma di avventure di squadriglia.
Cosa fare dunque? Io credo che per rivitalizzare il sistema delle squadriglie e la cogestione effettiva del reparto occorre rilanciare il Consiglio dei Capi come organo di governo del reparto e di gestione del progetto annuale che va concretizzato insieme ai ragazzi tenendo presente il progetto educativo di gruppo.
Il Consiglio Capi è l’organo di coordinamento delle attività delle squadriglie, scuola di responsabilità dei più grandi, strumento di programmazione e governo del reparto, che trae indicazioni dal Consiglio della Legge (assemblea deliberativa ma non di governo) e sottopone ad esso le scelte più importanti; il Consiglio Capi non si riunisce occasionalmente ma in modo preordinato e continuativo per seguire il progetto annuale di reparto.
Il controllo e la promozione dell’attività di squadriglia deve avvenire di norma attraverso il Consiglio Capi, evitando se possibile interventi diretti dei capi reparto con tutta la squadriglia che interferiscono con la dinamica interna del gruppetto di ragazzi e tolgono qualsiasi ruolo al capo squadriglia.
Ogni capo può misurare il risultato del suo lavoro verificando come vanno le cose in un periodo in cui lui non c’è: allora perché non prenderci un periodo di vacanza o magari partire per il servizio civile [o militare...]. Prima però raddrizzate la cartina nelle mani degli scouts e delle guide e indicategli la via dei monti, gli orizzonti lunghi della pianura e il soffio del maestrale; poi, almeno voi, lasciateli andare.
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Non voglio portare niente di nuovo nel discorso, solo il fatto che ieri le sq- del mio reparto sono andate in uscita di squadriglia e i miei capi reparto sono andati a controllarle... mi hanno chiesto di andare con loro e io sono andato... poi gli ho espresso la mia contrarietà a questa ISPEZIONE...
Un'attività importante per l'autonomia di squadriglia NON PUO' essere vigilata in questo modo dai capi... per me questa è MANCANZA di FIDUCIA... io non sarei mai andato a vederli... certo, gli avrei chieso un resoconto del loro lavoro ma NON sarei andato... voi che mi dite? |
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elfo
Registrato: 05/03/07 11:40 Messaggi: 1399
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Inviato: Domenica 30 Marzo 2008, 16:27 Oggetto: |
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Bello, concordo con quanto scritto da Roberto Lorenzini.
Per il resto, se un Capo passa qualche volta a trovare gli squadriglieri senza intenti soverchiatori, come ha scritto Rinoceronte Caparbio più sotto [ho modificato questo messaggio, non ho letto nel futuro ] non mi sembra mancanza di fiducia.
L'ultima modifica di elfo il Lunedì 31 Marzo 2008, 00:39, modificato 2 volte |
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rinoceronte caparbio Moderatore
Età: 39 Segno zodiacale: Registrato: 04/09/06 00:01 Messaggi: 3920
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Inviato: Domenica 30 Marzo 2008, 23:04 Oggetto: |
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Citazione: |
Non voglio portare niente di nuovo nel discorso, solo il fatto che ieri le sq- del mio reparto sono andate in uscita di squadriglia e i miei capi reparto sono andati a controllarle... mi hanno chiesto di andare con loro e io sono andato... poi gli ho espresso la mia contrarietà a questa ISPEZIONE...
Un'attività importante per l'autonomia di squadriglia NON PUO' essere vigilata in questo modo dai capi... per me questa è MANCANZA di FIDUCIA... io non sarei mai andato a vederli... certo, gli avrei chieso un resoconto del loro lavoro ma NON sarei andato... voi che mi dite? |
mah, io penso che non sia un'idea malvagia.
lo scorso febbraio i nostri sono andati, e su otto siamo andati a trovarne 6.
Lo spirito è semplicemente quello di andarli a trovare se vanno in posti vicini, dai ragazzi a rovereto (verona rovereto 78 km) e peschiera del garda (30 km) abbiamo saltato.
Andiamo per alcuni motivi: innanzitutto andare a vedere che fanno, se va tutto bene e se hanno avuto dei problemi (una sq era in un centro sociale parrocchiale bersagliata da petardi: i ragazzi che li lanciavano si sono allontanati solo quando siamo arrivati noi...), poi per fare due chiacchere con magari chi viene più spesso in uscita e meno a riunione...dipende da che maniera si vigila: più di dieci minuti non stavamo... |
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