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analisi statistica censimenti
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Autore Messaggio
Leo79



Età: 45
Segno zodiacale: Leone
Registrato: 29/12/06 19:04
Messaggi: 97

MessaggioInviato: Domenica 30 Novembre 2008, 21:19    Oggetto: Rispondi citando

Un'altra cosa interessante da recuperare statisticamente sarebbe le percentuali di "fuga" nelle diverse annate.
Tipo quanti se ne perdono al primo anno, al seconodo etc...
Il tutto diviso anche per il numero di anni e le annate coinvolte nell'unita'!

Leo
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Raffaele



Età: 61
Segno zodiacale: Gemelli
Registrato: 30/01/06 11:12
Messaggi: 193
Residenza: Matera

MessaggioInviato: Lunedì 01 Dicembre 2008, 13:28    Oggetto: censimenti Rispondi citando

Ciao Newlucio,
Vivo in una piccola regione scout, la Basilicata, con 14 gruppi dislocati territorialmente in maniera molto distante gli uni dagli altri. In un territorio molto vasto solcato da profonde valli e diviso dall'appennino, ci sono circa 131 comuni per un totale di 600 mila abitanti. Tantissimi quindi i comuni con poco più di mille abitanti. La maggior parte dei nostri gruppi vivono girando intorno alla figura di un capo gruppo autorevole che, con l'appoggio del parroco del paese e di tutta la sua famiglia... tira a campare finchè non gli capita qualcosa e allora il gruppo chiude i battenti. Nei nostri paesi i gruppi sono nati in passato come i funghi ma hanno avuto sempre vita breve e non solo per l'Agesci, anche per la FSE, che aveva due gruppi e l'Assoraider che ne aveva addirittura tre. Solo il Cngei è piuttosto stabile con una sola Sezione da anni a Matera ed una ad essa legata in provincia.
Anch'io sono socio del Centro Studi ed Esperienze Scout Baden-Powell e ricevo il giornalino Esperienze e Progetti, per cui anch'io ho notato l'analisi statistica del n.176. Da parte mia invece analizzo dal 1974 i censimenti della mia regione che da 276 censiti è cresciuta poco alla volta anno dopo anno a circa 1200 censiti attuali. Sono anni che non cresciamo ma che allo stesso modo non diminuiamo nemmeno, se qualche gruppo chiude qualcun'altro si apre.
Il problema serio da noi è che i giovani vanno via per lavoro e per studio e rimangono sempre i soliti anziani che danno stabilità ai gruppi presenti ma che difficilmente "rischiano" di aprire altri gruppi sapendo di non poter contare su linfa giovane, nonostante le nutrite liste d'attesa che non saranno mai evase definitivamente perchè in alcuni gruppi a regime il turn over è bassissimo. Nei paesi purtroppo è peggio, alla mancanza di capi si aggiunge spesso anche il dato demografico che non va sottovalutato. Spesso anche le scuole elementari e medie chiudono e i ragazzi in numero sempre minore a causa dell'emigrazione delle giovani coppie, sono costretti a fare chilometri per andare a scuola, magari in un paese vicino, che poi così vicino non è. Basti pensare che nei nostri 131 comuni si parlano altrettanti dialetti a testimonianza di un isolamento ancestrale.
Lo so che la nostra regione non fa storia nell'universo associativo scout italiano, ma a me piace seguirne comunque l'evoluzione.
Buona Caccia
Raffaele
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Gerri



Età: 39
Segno zodiacale: Toro
Registrato: 21/09/05 20:08
Messaggi: 588
Residenza: Giungla Anconetana

MessaggioInviato: Giovedì 29 Gennaio 2009, 21:49    Oggetto: Rispondi citando

Dò anche io il mio piccolo contributo...
NB: QUANTO SEGUE E' UNA MIA ANALISI,
NON HO ALCUN INCARICO A LIVELLO NAZIONALE E NON CONOSCO LA VISIONE DI TUTTO NEI DETTAGLI,
CIO' E' FRUTTO DI UNA RICOSTRUZIONE FATTA DA ME SULLA BASE DELLA ESPERIENZA MIA E QUELLA RACCOLTA DA ALTRI CAPI DI DIVERSE PARTI D'ITALIA

nei dati FSE vanno fatte delle considerazoni, in particolare 4:
1 - Problemi legati al riconoscimento CEI/Dossier Scouts d'Europa e suoi strascichi
2 - Frammentazione
3 - Situazione Romana
4 - "Ristrutturazione"

1 - L'assenza del riconoscimento CEI (giunto solo nel 1999) su cui ha verso per molto tempo il "Dossier Scouts d'Europa" prodotto dall'AGESCI nel 1976 ha sparso la voce tra i sacertodi di tutta Italia che l'FSE non fosse cattolica.
L'FSE quindi cresceva in certe diocesi dove i vescovi appoggiavano apertamente l'operato dell'Associazione (come Roma, Palermo, Ancona, Frosinone, Treviso...) mentre in altre diocesi la salita di vescovi "contrari" (come Fermo o Rimini) cancellarono la presenza FSE dalla diocesi.
Questa è avvenuto anche a livello locale: diversi gruppi FSE hanno chiuso i battenti o hanno cambiato parrocchia per l'insediamento di un parroco che costringeva a "migrare verso l'AGESCI o chiudere" (e in una associazione di 18000 persone la chiusura di un solo gruppo di 100-150 persone ha il suo peso...)
Questo fenomeno negli anni '90 si è fatto sentire ed è stato arginato, seppur non bliccato, dal riconoscimento CEI del 1999...
Purtroppo ancora oggi in certe zone non riescono a nascere gruppi FSE perché non si trovano parroci che danno l'appoggio per motivi pregiudiziali...

2 - FRAMMENTAZIONE
come già detto molti gruppi si trovano totalmente isolati, altri si trovano in regioni con densità molto bassa (si veda il Nord-est, dove Arma di Taggia (imperia) è nella stessa "regione scout" di Varese o Frosolone (molise) è nello stesso distretto dell'Aquila).
Ciò porta all'assenza di quel "mutuo soccorso tra gruppi", quando un gruppo si trova in un momento di indisponibilità di capi è impossibile averne in prestito, ed è facile capire il disagio che ne nasce.... Ci si trova a mettere capi non esperti che non sempre lavorano bene, ed alla "crisi metodologica" segue una crisi di numeri che ha portato negli ultimi 10 anni alla chiusura di molti gruppi...

3 - La situazione Romana
Quasi il 20%% dell'associazione si trova nel territorio di Roma, buona parte nei quartieri centrali, e la situazione capitolina si ripercuote quindi in maniera importante nei numeri associativi...
La situazione romana (parlo per riferito, io non sono di Roma) è problematica in quanto molti quartieri hanno subito un fortissimo "invecchiamento" e a ciò è seguito un calo di iscrizioni... a ciò molti gruppi hanno risposto aprendo unità in altre parrocchie di quartieri residenziali che hanno portato nuova linfa ai gruppi..

4 - RISTRUTTURAZIONE
Alla FSE dei primi giorni avevano aderito molti capi che avevano in comune il semplice non riconoscersi nell'AGESCI (chi per motivi metodologici, chi per motivi ideologici chi per motivi politici)
Nel successivo sviluppo e nella conseguente maturazione l'associazione ha consolidato sempre più una sua identità e posizione, ciò ha portato una guida più "decisa" della associazione che ha messo pressioni su quei gruppi che non condividevano gli obiettivi e non si allineavano alla condotta condivisa in associazione.
Questa condotta ha portato ad alcune scissioni di singoli gruppi o gruppetti di gruppi, (in un caso di un intero distretto o quasi), ciò si è verificato principalmente tra gli anni '80 e '90, ma si continuano a registrate casi fino agli ultimissimi anni (e su una associazione di meno di 20000 persone, quando un gruppo di oltre 200 iscritti smette di censirsi e fa associazione a parte sui numeri totali pesa!)

Su un altro piano si può dire che nel momenti di espansione l'Associazione ha avallato la nascita di gruppi sparsi per il territorio in una situazione di isolamento geografico ma anche metodologico... per lungo tempo è stato tollerato un modo di fare ambiguo e non sempre in linea con l'associazione perché si riteneva la loro situazione particolare...
..Col passare degli anni però si è notato che la politica "non pagava" in quanto molti di questi gruppi non crescevano ed erano in perenne difficoltà, l'associazione (nelle persone dei distretti e regioni) ha allora cercato di rompere questo isolamento... ciò ha portato in alcuni casi ad una "riforma interna" dei gruppi che ora, anche se isolati, fanno un buono scautismo e sono realtà sempre più radicate ed in crescita, in altri casi ha messo in luce la situazione di "crisi interna" che ha portato ad una chiusura definitiva del moribondo gruppo...

visto però che "Fa più rumore un albero che cade di una foresta che cresce" ed un gruppo di 120 persone che chiude pesa più di 10 gruppi che crescono di 10 ragazzi, è facile spiegare il calo numerico...

Credo che l'FSE sia ben lontana dall'apparire una pianta malaticcia che perde pezzi, è forse più simile ad un albero che piano piano si radica sempre più, e ciò che si stacca è frutto di una potatura necessaria per mantenere una "crescita sana"...


L'ultima modifica di Gerri il Giovedì 29 Gennaio 2009, 21:54, modificato 1 volta
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rinoceronte caparbio
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MessaggioInviato: Giovedì 29 Gennaio 2009, 21:52    Oggetto: Rispondi citando

c'entra niente...bentornato gerri!
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