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Autore |
Messaggio |
compleanno
Registrato: 24/08/11 15:50 Messaggi: 3
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Inviato: Mercoledì 24 Agosto 2011, 15:57 Oggetto: AGESCI e omosessualità |
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Ciao a tutti, mi è stato detto che è in programma un lavoro di gruppo per scrivere un documento ufficiale dell'AGESCI sul tema dell'omosessualità.
Vi risulta qualcosa del genere? A che livello, nazionale, regionale, di zona?
Io la troverei un'iniziativa molto importante e utile, rivoluzionaria in qualche modo. E la sosterrei. Voi cosa ne pensate? |
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franzos79
Registrato: 03/09/08 15:34 Messaggi: 324
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Inviato: Mercoledì 24 Agosto 2011, 16:31 Oggetto: |
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C'è in programma un incontro sul tema il 12 novembre organizzato da Proposta Educativa a Roma presso il Roma Scout Center sul tema. Non so aperta a chi o altro. |
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Marm
Età: 43 Segno zodiacale: Registrato: 15/02/10 15:36 Messaggi: 984 Residenza: Veneto
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Inviato: Mercoledì 24 Agosto 2011, 16:42 Oggetto: |
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Intanto di più o meno ufficiale c'è questo:
Citazione: |
CIRCA GLI ORIENTAMENTI GUIDA DEL MAGISTERO ECCLESIASTICO IN MATERIA DI EDUCAZIONE ALLA SESSUALITÀ E ALL'AFFETTIVITÀ
7.3 Note sull'omosessualità
Il tema dell'omosessualità è al momento quello dotato di maggior fluidità nel contesto dell'odierna
morale sessuale. Solo adesso si cominciano ad avere studi di alto livello sui tanti diversi aspetti che si
intrecciano nella condizione dell'omosessualità. Studi che però non sono ancora rivestiti di un sufficiente
grado di certezza, per cui non sono ancora fatti propri dalla riflessione propria del Magistero. In questa fase
nuova, e ancora indefinita, un modo corretto per iniziare a porre il tema dell'omosessualità è delimitare con
esattezza la realtà di cui si tratta. Il temine omosessualità fu introdotto nel XIX secolo da un medico
ungherese e, nonostante la sua connotazione clinica, in seguito è venuto ad indicare la realtà umana di quelle
persone la cui pulsione sessuale si orienta verso persone dello stesso sesso. Nella morale generale odierna si
tende invece a conglobare nel termine omosessualità «tutto il complesso del fenomeno sessuale, senza
privilegiare nessun aspetto (né quello genitale, né quello erotico, né quello filiaco [philia = amicizia])»37. Ed
in effetti usare un termine che privilegi solo un aspetto significa invitare ad un'analisi dell'omosessualità
riduttiva, se non falsa.
L'omosessualità resta comunque nel suo significato immediato una condizione umana che spinge una
persona a sentirsi “sessualmente” attratta da una persona del suo stesso sesso e quindi va compresa in
relazione all'essere stesso della persona. Nella attuale condizione tuttavia i differenti studi biologici,
psicologici, sociologici, storici e di antropologia culturale e filosofica, non riescono a dare una spiegazione
“apoditticamente” sufficiente della omosessualità umana. Non si conoscono cioè con precisione i fattori
biologici, genetici o ormonali e di struttura cerebrale che la sostengono. Non esiste ad oggi una spiegazione
psicologica o sociologica che la possa giustificare e gli studi storici e di antropologia culturale non sono
riusciti a svelare il segreto intimo della costituzione omosessuale. Se però non è possibile dire cosa sia
positivamente l'omosessualità, è comunque possibile dire cosa non è. Non è né una malattia, né una variante
della sessualità. Non è un sintomo di un'alterazione psichica, né una alterazione psichica stessa. Non è di
conseguenza una “perversione” o una deviazione. Ma non è neanche la parte speculare, e in certo senso
complementare, dell'eterosessualità, per il semplice fatto che la “sessualità” non è un genere a cui
appartengano due specie, eterosessuale e omosessuale.
Le considerazioni svolte inducono a dover porre una possibile valida alternativa ai diversi tentativi di
interpretazione dell'omosessualità. Si tratterebbe cioè di intendere l'omosessualità come la condizione
sessuale di una persona che si è bloccata nel suo processo di differenziazione sessuale, e che perciò non potrà
rivolgere la propria attenzione sessuale a persone di sesso diverso. La condizione dell'omosessuale è quindi
quella di chi possiede una condizione sessuale “indifferenziata” e che perciò non può vivere la sua sessualità
partendo dalla “differenza” uomo/donna, bensì da un'altra situazione chiamata “omosessuale”.38 Se questa è
una delle frontiere che si sono aperte sul fronte della ricerca sull'omosessualità, la posizione tradizionale
dell'etica sessuale cristiana ritiene che l'omosessualità impedisca «alla persona il raggiungimento della sua
maturità sessuale, sia dal punto di vista individuale che interpersonale»39. Il Catechismo Universale della
Chiesa Cattolica, definendo che «la sessualità è ordinata all'amore coniugale dell'uomo e della donna»
(CUCC, 2360) e rispettando in modo altissimo la condizione omosessuale (CUCC, 2358), dichiara che gli
atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati e contrari alla legge naturale, che precludono il dono
della vita e non sono il frutto di una vera complementarietà affettiva e sessuale (CUCC, 2357)40. La Chiesa,
pur non assumendo alcuna posizione di condanna sulla tendenza omosessuale, giudica senza appello come
contrari all'ordine naturale gli atti omosessuali.
Si potrebbe pensare che l'etica tradizionale sia stata storicamente formulata attraverso il concetto
normativo di “natura” e che questo abbia condotto alla riduzione della sessualità a pura genitalità, rischiando
di perdere così la dimensione personalistica della sessualità stessa. Un etica biologista in effetti non può che
essere un'etica riduzionista, scissa dalla totalità della persona. Evidentemente, una tale normativa applicata
all'omosessualità non poteva che portare ad un giudizio di condanna della stessa, in quanto contro naturam.
Attualmente però, il panorama della riflessione sull'omosessualità si è molto ampliato e alcune piste
sembrano privilegiare un confronto più serrato tra le regole morali dell'etica eterosessuale con quelle
dell'etica omosessuale. Le argomentazioni di etica sessuale qualificabili come personaliste hanno per criterio
la relazionalità tra persone, certificando come moralmente corretta una condotta sessuale in cui una perfetta
integrazione tra genitalità e affettività conduce ad reciproca donazione delle parti. Il principio relazionale
dell'antropologia personalista è formulato in modo tale da escludere ogni deriva sentimentalista e emotivista.
E chiede invece che il condividere se stessi con l'altro, nella totalità delle proprie appartenenze affettive e
genitali, sia posta in modo tale che ciascuno sia trasceso nell'altro, ponendosi al servizio di un progetto che
richiede fedeltà e donazione senza compromessi. In queste linee antropologiche di indirizzo, diventa perciò
moralmente illecita non solo ogni riduzione dell'atto sessuale alla sola genitalità, ma anche il compito proprio
che l'evento dell'amore porta con se. Peccato in materia sessuale è perciò non solo la banalizzazione dell'atto
di donazione sessuale in puro piacere sessuale, ma «anche la sua sterilizzazione, a seguito della quali la
vicenda tra uomo e donna diventa una sperimentazione mai conclusa e inconcludente»41.
A rigor di logica, gli atti omosessuali sembrerebbero rientrare in tali categorie. Essi non avvengono
al di fuori di una relazione amorosa tra persone e possono prevedere un progetto di reciproca fedeltà inserito
in un progetto di vita fatto di reciproca donazione. L'alienazione del corpo in una pura genitalità sembrerebbe
perciò non avvenire, dal momento che tali atti tra persone dello stesso sesso non sono posti al di fuori di una
corretta relazione di amore tra persone. I due partners omosessuali, al pari di una coppia eterosessuale,
sentono la loro attrazione erotica come un dono, come un fatto naturale, e dunque la percepiscono
soggettivamente come buona, in quanto capace di dar vita ad una relazione di reciproca donazione di sé. La
sentono cioè congrua al loro proprio essere naturale-biologico e quindi aperta alla fecondità, fosse pure solo
quella che è generabile spiritualmente in un amore reciproco autentico. Si potrebbe allora pensare che in un
rapporto tra coppie omosessuali ed eterosessuali siano analoghe le forme “psichiche” che regolano la
relazione, e che a differire sarebbero soltanto le forme “materiali” dell'atto sessuale.
Eppure una differenza c'è, ed è dirimente per la dottrina antropologica e dunque per la morale
cattolica. Il rapporto omosessuale e quello eterosessuale infatti differiscono già in se stessi per il semplice
fatto che a differire fin dal principio è la mediazione corporea. Se la dimensione corporea è, come certificato,
una componente essenziale nella costruzione identitaria della persona, allora il rapporto di coppia tra due
persone dello stesso sesso non può essere identico a quello tra persone di sesso opposto. La differenza tra i
sessi, al di là del semplice dato fisiologico, di cui la morale sessuale cattolica sembra non volere più
avvalersi dopo l'accoglimento dell'antropologia personalista, è in certo modo dirimente per un giudizio
riguardo le relazioni omosessuali.42 Il desiderio umano di amore tra una coppia di persone, che scelgono di
vivere una relazione di reciproco fedele dono di sé, è mediamente realizzato anche tramite l'atto sessuale.
Ora, ad essere anomalo in un rapporto omosessuale è l'orientamento sessuale che induce ad un desiderio
amoroso la cui inclinazione sessuale ne compromette l'attuazione. Infatti, la mediazione corporea dell'amore
umano stabilentesi nell'atto sessuale tra persone non è qualcosa che rientri nell'arbitrio umano, ma un dato
oggettivo stabilito dal Creatore. Che l'uomo sia creato uomo e donna, non è un opinione soggettiva, ma un
dato imprescindibile della Rivelazione.
Questa precisazione serve ad avvicinare il problema dell'omosessualità in modo del tutto diverso
rispetto al passato. Non è la condanna dell'orientamento omosessuale ad essere oggi il centro dell'illecito
morale, ma semmai è l'atto omosessuale. Pur essendo anomalo, l'orientamento omosessuale non è
condannato dalla dottrina morale della Chiesa. La “condanna” morale è piuttosto dirottata verso il concreto
atto sessuale tra persone dello stesso sesso, atto a cui l'orientamento a volte induce. Non sono in questione il
fatto che due persone omosessuali possano vivere di un amore reciproco come donazione, in cui la
destinazione pro-creativa è spiritualizzata, ma le forme materiali mediante cui quel senso di amore viene
attuato. Anche se si può riconoscere il valore morale dell'affettività tra due persone dello stesso sesso, non si
può dire altrettanto per l'esercizio attivo che si realizza nella mediazione corporea che è del tutto sottratta
all'arbitrio umano, in quanto preventivamente definita dal Creatore.
La condanna degli atti omosessuali non è intesa dalla Chiesa come una sconfessione del sentire
affettivo dell'omosessuale, del suo voler vivere una relazione di coppia in cui esprimere e realizzare il
proprio desiderio di amore. Ciò che fa ostacolo è la sua attuazione corporea, perché a causa della loro stessa
“forma” non potranno mai pienamente attualizzare una intenzione amorosa. Sappiamo infatti da quanto sopra
detto che la verità dell'atto sessuale richiede oggettivamente la sua pienezza, che è solo quella che si esercita
tra una diversità di sessi. Per la morale cattolica il divieto dell'omosessualità va ben al di là del fine
procreativo dell'atto sessuale e del rapporto tra amore reciproco e fecondità che, in forma spirituale, può
esistere anche nelle coppie omosessuali. Il problema è diverso, ed è quello delle forme pratiche o, più
precisamente, del rapporto imprescindibile tra il proprio vissuto sessuale e le forme di attuazione. L'amore
sessuale non può pretendere di superare con un atto lecito e normativo le forme corporee dell'atto sessuale,
perché queste possiedono un loro significato intrinseco, o se si vuole oggettivo.
37 VIDAL, M., Etica della sessualità, op. cit., p. 111.
38 VIDAL, M., Etica della sessualità, op. cit., p. 114.
39 Orientamenti educativi sull'amore umano. Lineamenti di educazione sessuale, 101.
40 Si veda anche la “Dichiarazione” della Congregazione per la Dottrina della Fede, Persona humana, 8.
41 MAZZOCATO, G., Ermeneutica del senso, simbolica delle condotte, empiriche del corpo, op. cit., p. 236.
42 MAZZOCATO, G., Ermeneutica del senso, simbolica delle condotte, empiriche del corpo, op. cit., pp. 236-249.
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rinoceronte caparbio Moderatore
Età: 39 Segno zodiacale: Registrato: 04/09/06 00:01 Messaggi: 3920
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Inviato: Mercoledì 24 Agosto 2011, 21:32 Oggetto: |
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franzos79 ha scritto: |
C'è in programma un incontro sul tema il 12 novembre organizzato da Proposta Educativa a Roma presso il Roma Scout Center sul tema. Non so aperta a chi o altro. |
dall'articolo
"cui parteciparanno rappresentanti scelti in ogni regione". |
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compleanno
Registrato: 24/08/11 15:50 Messaggi: 3
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Inviato: Giovedì 25 Agosto 2011, 16:45 Oggetto: |
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Scusate dove si può trovare questa notizia del 12 novembre? |
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rinoceronte caparbio Moderatore
Età: 39 Segno zodiacale: Registrato: 04/09/06 00:01 Messaggi: 3920
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Inviato: Giovedì 25 Agosto 2011, 21:47 Oggetto: |
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Nell'ultimo numero di PE.. |
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compleanno
Registrato: 24/08/11 15:50 Messaggi: 3
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Inviato: Sabato 27 Agosto 2011, 15:25 Oggetto: |
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Grazie! |
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