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Assemblea regionale a San Donà
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Marm



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MessaggioInviato: Sabato 14 Aprile 2012, 13:23    Oggetto: Assemblea regionale a San Donà Rispondi citando

Domani, 15 aprile. Io forse ci sono,
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rinoceronte caparbio
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MessaggioInviato: Sabato 14 Aprile 2012, 15:25    Oggetto: Rispondi citando

assente (indico che l'assemblea è del veneto, perchè lo stesso giorno c'è in sicilia)
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Cervo Capace





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MessaggioInviato: Sabato 14 Aprile 2012, 20:34    Oggetto: Rispondi citando

Niet, andiamo a vedere il posto del campo...
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Marm



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MessaggioInviato: Sabato 14 Aprile 2012, 22:18    Oggetto: Rispondi citando

Uff.. Che manica di disfattisti angry7 Very Happy
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rinoceronte caparbio
Moderatore


Età: 39
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MessaggioInviato: Lunedì 16 Aprile 2012, 14:37    Oggetto: Rispondi citando

com'è andata?
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Marm



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MessaggioInviato: Lunedì 16 Aprile 2012, 16:18    Oggetto: Rispondi citando

Bene, ci sono stati due interventi particolarmente interessanti.

Il primo, praticamente all'apertura dei lavori è stato fatto da una capo formatrice. Ha dato una sua lettura dei temi in esame che poi sono stati trattati dai gruppi di lavoro.
La cosa è stata anche un po' strana, diciamo, perché mi sembra un po' inopportuno che prima dell'avvio delle discussioni qualcuno fornisca una sua personale lettura sotto forma di "monologo", però l'intervento è stato utilissimo per richiamare le varie tematiche e comunque si presuppone che nei vari gruppi il dibattito si sia aperto con il necessario spirito critico dai capi.

Il secondo intervento è stato nel pomeriggio, ad opera di una delle prime guide d'Italia, una arzilla vecchietta padovana che dalle prime battute ha fatto capire di che pasta è fatta. Non so se il suo intervento sia stato ripreso con la telecamera (quello della mattina si, son sicuro, la telecamera l'ho vista girare per la sala, ma durante il suo intervento non son riuscito a vederla), se ne esistesse un video vorrei assolutamente rivederlo.
Senza nulla togliere allo spessore della sua esperienza di vita (è stata una assistente sociale che nel suo lavoro ci ha messo l'anima, accogliendo come una madre a casa sua ragazzi senza famiglia e senza speranza di essere adottati) ha raccontato la sua storia con ironia e battute che hanno incantato la platea, davvero eccezionale. Appena posso, provo a scrivere qualcosa in più a riguardo, se un gruppo scout riuscisse a incontrarla, coinvolgendo E/G ed R/S, farebbe un affare. So che in giro ci sono due cd a cui lei ha collaborato con altre guide dei suoi anni, organizzato grazie all'interesse del comitato regionale.

Alle votazioni sono state presentate principalmente delle raccomandazioni, quelle spero vengano pubblicate da qualche parte..
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Marm



Età: 43
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MessaggioInviato: Lunedì 16 Aprile 2012, 22:15    Oggetto: Rispondi citando

L'intervento del mattino è stato tenuto da Paola Stoppiana, formatrice di CFA. Riporto qualche piccola nota che mi son preso durante il suo discorso.

Perché un progetto nazionale
E' possibile che al capo non gliene freghi niente, a cosa potrà mai servire per definire il proprio programma di unità? Forse non lo guarderà neppure, ma è comunque importante perché cambia l'associazione. Quando un tema viene proposto nel progetto nazionale, poi l'effetto si vede, l'esempio più eclatante è il "Coloriamo l'Italia d'Imprese", una proposta così meritevole da rendere all'AGESCI anche un riconoscimento dal presidente Napolitano, riconoscimento che ci fa felici, ma non è certo per questo che il "Coloriamo l'Italia d'Imprese" è stato tanto importante.
Ma anche i temi come la catechesi narrativa, la diarchia e la coeducazione. Il fatto che siano nel progetto nazionale fa si che in associazione se ne continui a parlare.

Il tema del futuro
E' completamente cambiato a causa della crisi economica, non c'è più una attesa del futuro positiva, la speranza in un cambiamento che porti a un miglioramento della propria vita, guardare al futuro oggi evoca la paura della povertà.

Lo straniero
Oggi lo straniero è una presenza a cui siamo abituati, perché è il nostro collega di lavoro, il compagno di classe dei nostri figli, ma è ormai un dato conclamato dai sociologi che c'è un ripiegamento totale della persona su di se.

La Frontiera
E' un termine tanto caro all'AGESCI, la sfida deve essere quello di vedere la frontiera non come un luogo raggiungibile, ma come un luogo in cui si è capaci di stare.

La Diarchia e coeducazione
I dati statistici rivelano che nel corso di due anni la percentuale di unità nelle varie branche in cui manca la diarchia è all'incirca raddoppiato, questo è un dato da non sottovalutare perché è chiaro come la presenza di un adulto di ambo i sessi con cui ragazzi e ragazze possano costruire una relazione è fondamentale per lo sviluppo della loro personalità e in particolare della loro sessualità.

Formazione capi
E' forse dove c'è il casino peggiore. Il problema è il fatto che i campi di formazione (CFM e CFA) si ripetono negli anni come un appuntamento fisso per lo stesso staff. L'idea è che per un capo formatore dovrebbe essere a disposizione dell'associazione per svolgere questo ruolo senza crearsi una sorta di "feudo". Dalle verifiche risulta che alcuni capi che svolgono attività come formatori non sono adatti a questo scopo, non riuscendo a interagire in modo efficace con i capi "educandi" (termine mio) che partecipano all'evento, eppure vengono puntualmente riconfermati al capo successivo tenuto dallo stesso capo campo.
Altra questione degna di nota è il fatto che come tra i capi c'è chi ha difficoltà o se la prende comoda a frequentare CFM e CFA, svolgendo comunque attività educativa coi ragazzi, così qualche capo formatore non partecipa ai campi previsti, ma non obbligatori, per tenere i campi di formazione.

Route internazionale
Le questioni più rilevanti sono: la questione economica, il "dove si fa" e i contenuti della proposta.
E' facile perdersi nei primi due punti, ma bisogna prestare molta attenzione ai contenuti. Il rischio più temuto è che la route si traduca in un "happening" privo di contenuti. Magari dei bei canti, dei bei eventi, ma nulla che possa lasciare il segno nei ragazzi una volta tornati a casa, che cambi loro la vita.

Internazionale
Lo scoutismo mondiale si divide su due modelli (boboman, se passi di qua... beh, ricorda che ambasciator non porta pena Very Happy): quello anglosassone e quello latino. Quello anglosassone è esemplificato dal Thinking day o dal Jamboree: una serie di attività a moduli, il modulo è già pronto per essere presentato ai ragazzi e viene vissuto come qualcosa a se, senza legami con gli altri moduli proposti.
Il modello latino invece è quello dell'osservo, deduco e agisco. La riflessione non si ferma alla singola attività proposta, ma ha uno sviluppo più ampio.
Poi ci sono cose che esistono in AGESCI, ma non nel resto del mondo (come la progressione personale) e infine c'è anche il fatto che i capi che partecipano agli eventi internazionali troppo spesso non hanno una buona conoscenza dell'inglese e talvolta neppure del metodo.... per cui, unendo tutti questi fattori, ne viene fuori una notevole difficoltà a dialogare con altri capi scout a livello internazionale.

Curiosità varie
Com'è possibile che in bilancio si possano trovare delle spese sostenute per voci non realizzate?



Aggiungo poi qualche riflessione che è stata maturata nel mio gruppo - Diarchia e coeducazione:

E' vero che a guardare le statistiche sembra preoccupante il raddoppiamento in due anni della percentuale di unità dove non c'è diarchia, però questo peggioramento sulla carta non necessariamente ha una corrispondenza reale. Da quando è venuto meno l'obbligo della diarchia, in alcuni gruppi può esser stata presa la decisione di evitare l'uso di prestanome, quindi unità che oggi risultano senza diarchia, magari lo erano anche 2 anni fa, solo che allora sulla carta risultava un capo fittizio. E' difficile che un gruppo preferisca chiudere una branca piuttosto che fare attività senza diarchia.
I dati statistici ad oggi disponibili non consentono ancora una chiara interpretazione di cosa sta avvenendo in associazione:
- lo scoutismo non è adatto alla ragazze?
- Il periodo più critico per le ragazze è quello da guida mentre in età da scolte l'attività di clan - con il servizio - diventa a loro più congeniale?
- Gli abbandoni sono forse dovuti alla mancanza di diarchia che si riflette grossi problemi di coeducazione?
- Quanto incide nei problemi di mancanza di capi donne in comunità capi il fatto che le donne nella fascia d'età 30-40 siano praticamente assenti?

E ancora: quanti capi reparto sono a conoscenza del fatto che la forma di reparto (misto, parallelo o monosessuato) non dovrebbe essere una consuetudine, ma andrebbe decisa secondo le caratteristiche dei propri ragazzi?

Confrontandoci tra i presenti è risultato evidente che in territori diversi e da gruppo in gruppo le dinamiche possono essere completamente differenti:
- alcuni gruppi vanno ad annate, per cui le bambine e ragazze mancano totalmente in alcune annate ma sono anche sovrabbondanti in altre.
- in alcuni reparti ci sono più guide che esploratori, in altri il viceversa.
- in alcuni gruppi mancano del tutto le scolte, in altri il viceversa.
- non è detto che la mancanza di scolte o rover avvenga in gruppi dove c'è o c'era uno sbilanciamento guide/esploratori.

Alla fine, l'unica conclusione possibile sulla base delle statistiche è che i dati disponibili non sono sufficienti a trarre nessuna conclusione utile.


La rivelazione sensazionale
Nell'aria vi era il sospetto che qualcosa non tonasse... ora, dopo accurata indagine, è ufficiale: in Veneto esistono noviziati che durano due anni.
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rinoceronte caparbio
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MessaggioInviato: Martedì 17 Aprile 2012, 15:08    Oggetto: Rispondi citando

Marm ha scritto:

La rivelazione sensazionale
Nell'aria vi era il sospetto che qualcosa non tonasse... ora, dopo accurata indagine, è ufficiale: in Veneto esistono noviziati che durano due anni.


Perdonali, perchè non sanno ciò che fanno..commenti a questo in assemblea?

Come al solito, mannaggia che non c'ero..
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Marm



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MessaggioInviato: Martedì 17 Aprile 2012, 15:49    Oggetto: Rispondi citando

rinoceronte caparbio ha scritto:

Perdonali, perchè non sanno ciò che fanno..commenti a questo in assemblea?

Come al solito, mannaggia che non c'ero..


Questo è stato riportato in assemblea poco dopo la pausa pranzo, proiettando una serie di statistiche sullo schermo.
Non ci sono state discussioni a riguardo, ma la cosa è stata riportata con tono ironico, in 2/3 minuti, enfatizzando comunque come un errore metodologico così macroscopico sia sorprendente. Assieme alle statistiche è stato proiettata anche la parte del regolamento metodologico relativa alla durata del noviziato, giusto per esser sicuri che tra tutti i presenti fosse nota questa parte del regolamento...

Francamente non ho capito se sia già stato intrapreso qualcosa per normalizzare queste situazioni anomale o se si inizierà a parlarne nelle sedi opportune ora che la cosa è di pubblico dominio.
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Finrod91



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MessaggioInviato: Martedì 17 Aprile 2012, 16:03    Oggetto: Rispondi citando

Avrei una domanda sui noviziati biennali (scusate l'OT)

facendo delle ricerche su documenti "storici" del mio gruppo ho letto che, agli albori di questo negli anni'70 (primi anni dell'agesci insomma, anche se il mio gruppo è nato in Asci) avevamo un noviziato biennale...come mai oggi questa forma viene così osteggiata?
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Marm



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MessaggioInviato: Martedì 17 Aprile 2012, 17:23    Oggetto: Rispondi citando

Finrod91 ha scritto:
Avrei una domanda sui noviziati biennali (scusate l'OT)

facendo delle ricerche su documenti "storici" del mio gruppo ho letto che, agli albori di questo negli anni'70 (primi anni dell'agesci insomma, anche se il mio gruppo è nato in Asci) avevamo un noviziato biennale...come mai oggi questa forma viene così osteggiata?

Perché nel regolamento metodologico sta scritto chiaramente che il noviziato in AGESCI non può durare più di un anno. Almeno la mia interpretazione è che il noviziato debba essere un momento di avvicinamento al Clan dopo il reparto, e un anno è sufficiente. Semmai si può fare un pensierino a far durare il noviziato meno di un anno quando è composto da pochi ragazzi e il clan è già nella condizione di accoglierlo.
Il fatto che esistano ancora noviziati di due anni significa che i capi hanno mantenuto una tradizione in contrasto con quanto dovrebbero aver appreso a CAM e CFM. Certamente esistono problemi metodologici ben più gravi, però questo è parecchio grossolano. Se nei censimenti ci fosse stata una distinzione formale tra noviziato e clan, la cosa non sarebbe passata inosservata fino ad adesso.


Poi mi pare che Rino si sarebbe infiammato ben più di me sulla questione, quindi se c'è qualcosa da aggiungere...
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Marm



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MessaggioInviato: Martedì 17 Aprile 2012, 21:23    Oggetto: Rispondi citando

Il racconto di una delle prime guide d'Italia

Come ho scritto sopra, quelli del comitato regionale sono venuti a sapere che verso il 1946, proprio a Padova, già esistevano le guide, così si sono messi a cercare qualcuna delle guide di allora per poter ricostruire la storia di quel primo gruppo.
Tramite i documenti già in loro possesso riuscirono a rintracciare una, e questa a sua volta si diede da fare per ripristinare i contatti con tutte le altre sue conoscenze dell'epoca. L'incontro avvenne da qualche parte qua a Padova ed è documentato da un video:
"Sapete per quale motivo siete tutte qua?", chiede una signora piena di energia ed entusiasmo, che se ne sta in piedi, rivolta alle altre sedute attorno a un tavolo. "Perché siete ancora vive! Ho cercato le altre che erano guide con noi a quegli anni, ma son tutte morte, adesso per ricordare quei tempi non ci siete che voi strafanti*!".
Con la sua parlata veneta poi continua, spiegando alle altre che gli scout di Padova vogliono sapere e documentare quello che facevano: i campi estivi quando erano guide, le route quando poi divennero scolte...
Tramite la corrispondenza che alcune di queste donne hanno conservato è già possibile mettere insieme un bel po' di informazioni, ma tra quelle sedute attorno al tavolo c'è chi ancora si ricorda il gusto del cappuccino bevuto al campo estivo di 50 e passa anni prima.

Il video finisce e viene annunciata la presenza in sala di una di quelle signore che si vedevano attorno al tavolo e che ci può raccontare di persona la sua esperienza da guida dopo così tanti anni.
Lei prende il microfono e fa subito capire che non ci sarà da annoiarsi: "Oh, si, son tanti anni, si, ma non sono mica ancora abbastanza, eh!".

A quegli anni, alle ragazze della sua età, non era permesso di fare praticamente nulla, dovevano stare a casa a studiare, proprio, ma proprio proprio, al massimo, potevano andare dalle suore a cucire. La vita per una ragazza era già scritta: studiare, trovarsi un lavoro e poi far famiglia.

Finita la guerra iniziarono a passare per le strade i boy scout, cantavano e si divertivano un mondo e lei era costretta a vederli passare e a invidiarli per quel che facevano e per la loro libertà. Pensava fosse una ingiustizia che le ragazze non potessero fare altrettanto.

Poi ecco che un giorno incontra una donna che le chiede se vuole diventare una guida. La sorpresa per lei è tanta: ma allora le guide esistevano già! E lei che pensava di doversele inventare! Ben, ben, cosa c'era da domandare? Lei non aspettava altro!

Però le ragazze dovevano studiare comunque... e lei non aveva proprio dei bei voti a scuola. Le insegnanti la capivano, le dicevano di non preoccuparsi troppo e di continuare a fare scoutismo, ma a casa era un'altra storia e dovette ribellarsi ai genitori per continuare a fare le uscite il sabato, arrivò anche a pregare Dio di intercedere per lei: "Signore ti prego, fammi bocciare piuttosto, ma lasciami continuare a stare con le guide!"
Beh, Dio l'ascoltò, difatti quell'anno fu bocciata, ma divenne scolta e apprese appieno la bellezza e l'importanza di servire gli altri. E poi aveva compreso di essere libera di scegliere la propria strada, che il suo futuro, contrariamente a quanto credeva pochi anni prima, se lo sarebbe scritto lei.

Decise di diventare assistente sociale, frequentò i corsi e scoprì che avendo un obiettivo preciso davanti, studiare era molto più semplice.
Si sposò, ma non le riuscì di avere dei figli. Dopo il quarto aborto comprese, assieme a suo marito, che Dio aveva qualcosa di diverso in serbo per lei.

A quel tempo, accanto agli istituti di accoglienza per i ragazzi orfani o abbandonati, c'erano anche le celle mortuarie, giusto per seguire tutto il ciclo. Se un bambino o un ragazzo era malato, la legge imponeva che non fosse dato in adozione, perché i genitori dovevano avere un figlio perfetto, senza deformazioni. Così un bambino con una gamba poliomelitica, ad esempio, rimaneva in istituto fino alla morte.
Tra gli assistenti sociali gli venne ben presto attribuita la fama di essere la persona giusta per affrontare i casi più difficili e un po' per volta accolse in casa diversi di questi ragazzi, l'ultimo ha 40 anni e oggi vive ancora con lei.

* strafante è un termine del dialetto veneto usato per indicare un oggetto di dubbia o assodata inutilità.
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elfo





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MessaggioInviato: Mercoledì 18 Aprile 2012, 10:45    Oggetto: Rispondi citando

Finrod91 ha scritto:
Avrei una domanda sui noviziati biennali (scusate l'OT)

facendo delle ricerche su documenti "storici" del mio gruppo ho letto che, agli albori di questo negli anni'70 (primi anni dell'agesci insomma, anche se il mio gruppo è nato in Asci) avevamo un noviziato biennale...come mai oggi questa forma viene così osteggiata?


Fino all'anno scorso, il Regolamento Metodologico fissava la durata ad un anno, ma poteva essere ristretto o dilatato a discrezione della Comunità Capi (non dei soli Capi Clan):

Regolamento Metodologico AGESCI CG 2008, Art. 16 - NOVIZIATO ha scritto:

Il noviziato è il primo momento
della branca R/S in cui i tre elementi
del metodo (Strada,
Comunità e Servizio) sono vissuti
nella dimensione della scoperta
e della preparazione; esso
dura un anno. Eccezionalmente
la Comunità capi può valutare
l’opportunità di variarne la durata.


Nell'ultimo Regolamento Metodologico questa discrezionalità viene meno, in generale penso che la Comunità Capi debba avere più margini di movimento su alcune questioni, ma probabilmente si è pensato di mettere fine ad alcuni abusi dello strumento (almeno sulla carta):

Regolamento Metodologico AGESCI CG 2011, Art. 15 - NOVIZIATO ha scritto:

Il Noviziato dura un anno.
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rinoceronte caparbio
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MessaggioInviato: Giovedì 19 Aprile 2012, 11:44    Oggetto: Rispondi citando

Marm ha scritto:
Poi mi pare che Rino si sarebbe infiammato ben più di me sulla questione, quindi se c'è qualcosa da aggiungere...
Evil or Very Mad

considerato la responsabilità media o il modo di agire medio dei capi...
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franzos79





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MessaggioInviato: Venerdì 11 Mag 2012, 20:41    Oggetto: Rispondi citando

Marm ha scritto:
Formazione capi
E' forse dove c'è il casino peggiore. Il problema è il fatto che i campi di formazione (CFM e CFA) si ripetono negli anni come un appuntamento fisso per lo stesso staff. L'idea è che per un capo formatore dovrebbe essere a disposizione dell'associazione per svolgere questo ruolo senza crearsi una sorta di "feudo". Dalle verifiche risulta che alcuni capi che svolgono attività come formatori non sono adatti a questo scopo, non riuscendo a interagire in modo efficace con i capi "educandi" (termine mio) che partecipano all'evento, eppure vengono puntualmente riconfermati al capo successivo tenuto dallo stesso capo campo.
Altra questione degna di nota è il fatto che come tra i capi c'è chi ha difficoltà o se la prende comoda a frequentare CFM e CFA, svolgendo comunque attività educativa coi ragazzi, così qualche capo formatore non partecipa ai campi previsti, ma non obbligatori, per tenere i campi di formazione.


Sarebbe utile sapere dove Paola abbia trovato queste verifica da cui risultano che certi formatori non sono adatti allo scopo. Se ci sono perchè non sono state pubblicate nei documenti preparatori cartacei o online? Altrimenti i consiglieri generali hanno votato la formazione dei formatori sulla fiducia? Ma...fortuna che dicono che le assemblee regionali servono..
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