RAMELLA N. - ROSI M. I COLORI DEI POPOLI tecniche di animazione dimpresa E/G
COLETTI |
INTRODUZIONE
ANIMAZIONE DIMPRESA
I ragazzi amano la vita allaperto perché in essa trovano modo di soddisfare il loro
spirito di avventura e il loro bisogno di movimento.
Lo Scautismo, da Baden-Powell in poi, è rimasto, ovunque, fedele a questa esigenza e ha
posto la vita allaperto alla base del suo metodo educativo.
Per rendere però più valida e costruttiva l'esperienza di vita proposta, il metodo scout
suggerisce lapprendimento di alcune tecniche essenziali. La conoscenza e
lapplicazione corretta di tali tecniche infatti, anche a livello elementare,
conferiscono la competenza per progettare e realizzare sempre nuove attività. Il nostro
scopo è di suggerire alla fantasia degli educatori, che hanno desiderio di battere
sentieri nuovi di ricerca, alcune attività per i ragazzi che, con il ricorso ad un minimo
bagaglio tecnico (espressione, mani abili, cucina, pionieristica, campismo, educazione
fisica) possano soddisfare il loro primordiale bisogno di movimento e di avventura
nellambiente naturale.
Di che cosa si tratta dunque? Di danze, riti, feste, spaccati di vita, momenti tragici o
gioiosi di antichi popoli, o di popoli ancora esistenti, alcuni dei quali primitivi,
ricostruiti, anche se con opportuni adattamenti, sulla base di studi e fonti etnografiche
facilmente accessibili.
Le rappresentazioni qui descritte sono state tutte effettivamente eseguite da gruppi di
ragazzi quindicenni che hanno frequentato corsi di animazione dimpresa, della durata
di quattro giorni, presso la Base scout di Spettine (Piacenza).
La scelta dei temi, lo studio dei ritmi, dei passi, dei movimenti coreografici, delle
musiche, la stesura dei testi e la predisposizione dei materiali grezzi, ha comportato un
notevole impegno dello staff tecnico. La realizzazione di ciascuna impresa invece, che
prevede la ricostruzione pratica della vita di un popolo, è stata compiuta in tempi
brevi, quanto è la durata dei campi.
I campi di questo tipo si propongono di dimostrare, secondo lo spirito dello Scautismo,
che lavorando con impegno e buona volontà, si può fare molto in poco tempo, con mezzi
poveri e non sofisticati e quindi con minima spesa, conseguendo ugualmente risultati
suggestivi. In quattro giorni infatti si è provveduto a costruire le scene (villaggi con
capanne, portali, fuochi, cucine, totem, ecc.) i costumi, gli attrezzi (armi e oggetti
duso) gli ornamenti, le maschere e ad imparare i passi, le danze, le scene mimiche e
musicali, individuali e collettive, con una razionale distribuzione del tempo e con
attività a rotazione delle diverse Squadriglie; il tutto in un clima di gioco e di
entusiasmo creato anche dalla immedesimazione dei ragazzi nelle situazioni e nei
personaggi rappresentati. Il campo terminava con uno spettacolo serale di grande
suggestione, illuminato dalla luce dei fuochi, secondo la descrizione reale delle feste di
quei popoli, fra lentusiasmo dei ragazzi e degli spettatori.
Tali imprese preparate in tempi più lunghi (per un campo estivo, una festa dei genitori o
altre occasioni) possono dar luogo a spettacoli molto più ricchi e completi nelle
scenografie, nei costumi, nella cura dei particolari, rispetto a quelli qui descritti;
esse si propongono come esempio di eventuali autonome ricerche che ciascuno può fare,
esplorando aree culturali diverse e altrettanto stimolanti di quelle da noi considerate.
Perché questi temi? Perché suscitano la curiosità, stimolano la creatività e lo
spirito di avventura; offrono infatti un materiale suggestivo alla fantasia dei ragazzi.
È un gioco in cui lavventura non è solo immaginata ma è vissuta: linteresse
a viverla è spontaneo e partecipato. Inoltre offrono spazi educativi molto ampi, dal
punto di vista delle conoscenze che implicano e dal punto di vista delle attività che
suggeriscono e delle abilità personali che esercitano. Essi rappresentano anche un
importante fattore di solidarietà e di coesione di gruppo. La ricostruzione della vita di
un popolo, attraverso le sue manifestazioni collettive, infatti, consente ai ragazzi di
realizzare una vera e propria «impresa», articolata in molteplici aspetti culturali e
pratici, che consente a tutti, secondo le rispettive competenze, di sentirsi utili e
partecipi.
Lanalisi dei motivi che alimentano e giustificano dal punto di vista religioso e
sociale i riti e le feste di quei popoli, ci fa scoprire analogie storiche e significati
spirituali che li rendono più vicini a noi e che ci fanno meditare su molti pregiudizi
ancora esistenti nei loro confronti. È vero che le distanze storiche rendono difficile
scoprire la continuità che lega fra loro popoli lontani nel tempo e nello spazio; ma in
una società come la nostra, che tende a relativizzare i valori, è importante scoprire
che esistono nelle linee di sviluppo della civiltà umana delle costanti spirituali che
possono essere fatte risalire alle origini della sua storia.
Aspetto non secondario di una attività di questo tipo è la sua possibilità di diventare
strumento di animazione allinterno di un gruppo. Infatti il lavoro di preparazione e
di esecuzione dellimpresa implica una tale varietà di competenze e una così
differenziata applicazione di tecniche, da imporre, per forza di cose, una stretta
collaborazione fra le persone interessate, e quindi una sempre più forte coesione di
gruppo. A tali circostanze che rivestono un chiaro significato educativo, si deve
aggiungere:
1 - La meraviglia che suscita nel ragazzo il contatto con quei popoli a lui prima
sconosciuti e quindi la curiosità di approfondirne la conoscenza.
2 - La messa in moto delle risorse della sua fantasia per immaginare le cause che spiegano
il comportamento apparentemente così singolare di quelle popolazioni.
3 - L'acquisizione del concetto fondamentale che la storia dell'uomo, nonostante le
apparenze, conserva una continuità di valori che operano pur nella differenza dei modi e
delle forme che assumono allinterno delle diverse culture.
4 - La convinzione che le culture primitive, o comunque lontane nel tempo, esprimono
esigenze universali delluomo in rapporto alla vita religiosa, sociale, economica con
le quali ci dobbiamo misurare anche oggi. La vicenda delluomo è quindi sempre
attuale.
5 - L'importanza dellapprendimento e del perfezionamento delle abilità manuali.
Esse infatti rivestono una occasione formativa insostituibile perché esercitano
praticamente le capacità attive dellindividuo e lo abilitano ad un intervento
creativo nei confronti della realtà che lo circonda.
6 - ll senso dellarmonia che deve presiedere al rapporto uomo-natura. La capacità
di interpretare le esigenze autonome della natura e il rispetto delle sue leggi era, per
quei popoli, garanzia di sopravvivenza. La natura non è una fonte illimitata di risorse
da sperperare, ma una riserva di beni da custodire per il futuro delluomo. 7 - La
considerazione della vita come rischio e come avventura a cui l'uomo di oggi è
disabituato a causa della gri-gia e programmata uniformità della società tecnologica.
8 - Lattitudine a far fronte alle avversità senza capitolare. È frequente oggi
lasciarsi travolgere dalla frustrazione quando la vita non ci offre, in un piatto
dargento, i doni che noi ci attendiamo.
9 - II dialogo col Soprannaturale come condizione permanente dellesistenza e come
spontanea esigenza dello spirito.
Fra le tecniche espressive utilizzate occupa un posto centrale la danza. I popoli
primitivi infatti, ma anche quelli antichi più vicini a noi (basta pensare al mondo
classico), consideravano la danza un mezzo per conservare e trasmettere le tradizioni, i
modelli di vita, le credenze proprie della tribù o del gruppo etnico.
Nella Terra del Fuoco come in Australia, in Giappone come in Amazzonia essa, nella
varietà delle sue forme come nell'adattamento alle circostanze, scandisce i momenti più
significativi della vita collettiva (preparazione alla guerra, celebrazione della
vittoria, successo della caccia, riti di passaggio, nascita, morte, ecc.). La danza è
segno di unità e di compattezza del gruppo; ne rinsalda i legami di solidarietà che sono
garanzia di sopravvivenza in un mondo spesso ostile.
Nella danza, come espressione corale in cui tutti hanno un ruolo da svolgere e in cui,
talvolta, anche gli spettatori diventano protagonisti, si superano le tentazioni
individualistiche, si rivivono le suggestioni collettive e rassicuranti del gruppo di
appartenenza. Le danze che accompagnano i riti puberali, per esempio, concludono il
processo di integrazione del soggetto nella comunità e rendono pubblica testimonianza
delle raggiunte capacità del giovane ad esercitare i diritti ed assumersi i doveri che la
legge non scritta attribuisce alluomo adulto. Ladolescente (e questo
costituisce un aspetto di forte incidenza educativa) rievocando tali antichi eventi
rituali, coglie segrete analogie e significativi contrasti con la vita di oggi; ed è
indotto a riflettere sugli insegnamenti che ne derivano.
La tradizione intellettualistica di derivazione settecentesca, ancora prevalente nel
nostro costume, ignora o trascura spesso, nelleducazione, il momento della
corporeità. Dimentica di attribuire al corpo il posto che spetta nellunità della
persona; mentre invece la gestione del corpo da parte dellio, rappresenta uno dei
nodi educativi più problematici e delicati nello sviluppo del ragazzo, dalla cui corretta
soluzione dipende, in molta parte, la maturità delladulto nella sua vita di
relazione.
La danza, come disciplina formativa, serve a colmare questa riconosciuta lacuna. Essa
infatti non è soltanto un esercizio meccanico del corpo o uno scatenarsi del suo
dinamismo fisico, ma, attraverso il gioco disciplinato delle membra, diventa un mezzo di
espressione e di comunicazione per trasmettere messaggi significativi e tradurre
aspirazioni profonde dello spirito. Il corpo non è più estraneo alla persona, ma è il
modo con cui la persona si fa presente agli altri in tutta la ricchezza della sua
interiorità. Ciò diventa un riscatto del corpo da ogni suggestione materialistica, una
liberazione dalla secondarietà e dalla marginalità del suo ruolo tradizionale che lo
vuole semplice e cieco esecutore della volontà. Nel contempo però, la ricerca del gesto
proporzionato al messaggio da esprimere o da comunicare, fa sì che la danza si traduca in
disciplina del corpo, cioè in una percezione razionale della corporeità attraverso le
intenzioni dello spirito che essa rivela. Inoltre la danza è creativa, perché lo sforzo
ripetuto per apprendere il movimento richiesto, accompagnato dalla preoccupazione di
aderire al contenuto da esprimere, genera una tale identificazione fra gesto e contenuto
da rendere possibile linterpretazione autonoma del messaggio da parte del soggetto.
La danza poi, come attività complessa, offre loccasione per educare al ritmo, alla
coordinazione, allarmonia dei movimenti e al senso musicale; e non cè chi non
veda come tali fattori incidano sullo sviluppo delladolescente. Da tale nucleo
concettuale è possibile ricavare tutte le implicazioni educative che il problema del
rapporto tra il corpo e lo spirito solleva nella quotidiana esperienza degli educatori.
Invitiamo perciò i lettori (educatori, animatori, monitori di gruppi di ragazzi e di
adolescenti) a verificare queste cose attraverso lesecuzione propria delle attività
proposte.
INDICE (sintesi)
i pellerossa
GLI INDIOS DELL'AMAZZONIA
il villaggio
l'abbigliamento e le pitture corporali
le armi
gli strumenti musicali
ritmi e passi di danza
i samurai del giappone
glossario
bibliografia essenziale