«Signore, insegnaci a pregare» (Lc 11, 1).
Gesù era appena ritornato da un luogo solitario dove si era ritirato a pregare.
I discepoli, certamente incuriositi della sua lunge preghiera (forse il suo volto era luminoso come quel' di Mosé dopo l'incontro con Dio sul monte Sinai), gli rivolsero una domanda spontanea: «Maestro, insegna anche a noi a pregare!».
Come loro noi pure, tutti, ragazzi e adulti, ci rivolgiamo a Gesù perché ci aiuti a riconoscere la voce di Dio quando ci parla, e a rispondergli con le parole, i gesti, gli atteggiamenti del vero credente: ci insegni a lodare, ringraziare e invocare ogni giorno il Dio delta vita.
A pregare si impara un po' alla volta, con perseveranza e per tutta la vita: è una «scuola» che non finisce mai. Bisogna innanzitutto imparare ad accogliere dentro di noi lo Spirito di Dio perché è lui che ci fa gridare «Abbi, Padre», è lui che viene in aiuto alla nostra debolezza quando nemmeno sappiamo che cosa sia conveniente domandare (Rm 8, 15.26).
Abbiamo bisogno anche di «maestri di preghiera», persone cioè che in prima persona hanno vissuto e vivono lesperienza della preghiera personale e comunitaria.
Sono necessari inoltre metodi concreti e strumenti di preghiera in rapporto alle diverse situazioni e persone.
Lo scautismo, metodo educativo che ha una profonda ispirazione cristiana, può e deve essere anche una straordinaria «occasione» per imparare a pregare.
È un metodo che tiene conto della progressione psicologica, che aiuta a capire il valore dei segni e dei riti, che valorizza sia la preghiera comunitaria partecipata attivamente sia quella personale, il silenzio e l'ascolto, avendo spesso come tempio il meraviglioso scenario della natura.
È un metodo che stimola ed utilizzare con fedeltà e creatività la grande tradizione della preghiera ebraico-cristiana, accogliendo anche qualche esempio significativo della preghiera di altri popoli e religioni.
Dallo scautismo stesso è poi nata una ricca tradizione di preghiere e riti, a conferma dell'efficacia del metodo scout nelleducare alla fede.
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Ecco il perché di questo libro «La Traccia».
Lindovinato titolo indica molto bene che esso vuoi solo aiutare, suggerire e indicare «tracce» per quel dialogo con Dio, che richiede un ben più ampio e profondo coinvolgimento personale.
Il libro è dunque solo uno strumento, anche se prezioso, per la preghiera personale e comunitaria e come tale ha bisogno di chi lo sappia utilizzare bene.
Destinatari de «La Traccia» sono si i ragazzi scouts principalmente gli Esploratori e le Guide ma è necessario che i loro Capi la facciano conoscere, aiutando i ragazzi a servirsene nei modi e momenti opportuni. Nelle riunioni, nelle uscite, nei campi, i Capi dovranno mostrare loro come la preghiera ha bisogno di prepa-razione, di ambiente adatto, di scelta appropriata di testi e canti. Non basta dir loro: «Aprite il libretto a pagina...».
Le precedenti edizioni de «La Traccia» sono uscite con la presentazione dell'allora Arcivescovo di Milano Card. Montini. Questa edizione, totalmente rinnovata, esce ora con la presentazione dellattuale Arcivescovo Card. Martini a significare la volontà dell'Agesci di pregare con la Chiesa e nella Chiesa.
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Noi speriamo che seguendo «La Traccia» molti Scouts si mettano in cammino sul «sentiero» in cui, nello Spirito, Gesù si fa amico, compagno di viaggio, maestro di vita e di preghiera per condurci al Padre.
E' l'augurio che, a nome del Comitato regionale lombardo Agesci, rivolgo a tutti i ragazzi scouts e ai loro Capi.
Don Giuseppe Saia Assistente Regionale