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AGESCI SENTIERO FEDE vol.1 il progetto - le schede
NUOVA FIORDALISO |
L’incontro dello scautismo con la fede cattolica si è rivelato fecondo come
scuola di crescita per cristiani autentici e come fonte di autentica spiritualità. Il
vangelo trova significativi riscontri nelle parole-chiave dello scautismo e questo viene a
sua volta illuminato e potenziato, quando è praticato nell’esperienza del cammino
ecclesiale”. (Giovanni Paolo II, 24 giugno 1995)
Dal Progetto unitario di catechesi al Sentiero fede: l’Agesci rinnova
il suo impegno per l’evangelizzazione e mette a punto obiettivi e strumenti per una
catechesi intimamente intessuta con la pedagogia scout. Ragazzi e capi possono così
percorrere insieme il sentiero della vita e della fede, attingendo alle fonti
dell’esperienza cristiana, nello stile della spiritualità scout. Il Progetto
presenta orientamenti chiari e impegnativi per gli educatori e per la comunità
ecclesiale. Le Schede offrono concrete piste di lavoro per la formazione permanente
e la progettazione di significative esperienze di educazione alla fede con il metodo
scout.
di S.E. Mons. Lorenzo Chiarinelli, Vescovo di Aversa Presidente della Commissione
Dottrina della Fede e Catechesi della Conferenza Episcopale Italiana
Ad un popolo esule in terra straniera viene annunziata la “buona notizia” della
libertà: i messaggi corrono con il cuore in festa, le vedette che si scorgono prorompono
in grida di gioia. Si rinnova l’esperienza dell’esodo, ha inizio la lunga
marcia. Nel faticoso cammino c’è una presenza che dà coraggio, energia, sicurezza:
“Davanti a voi cammina il Signore, il Dio di Israele chiude lu vostra carovana”
(cfr. Is 52,7-12).
Questa marcia, che viene da lontano e porta lontano, continua ancora ed ecco che
l’Agesci (Associazione Guide e Scouts Cattolici Italiani) individua, organizza e
propone il Sentiero fede quale servizio di educazione alla fede nell’orizzonte
metodologico che caratterizza l’Associazione.
Il progetto organico e coerente, e che sostituisce quello del 1983, presenta una pedagogia
della fede che intende tracciare un “sentiero” e accompagnare lungo il suo
snodarsi i passi dei giovani d’oggi, in un’esperienza di “route” che
coniuga la ferialità della vita con la trascendenza della fede, sempre nuova.
La dimensione itinerante, infatti, connota profondamente l’esperienza della fede. Il
cammino, l’itinerario, il viaggio sono una delle categorie espressive più frequenti
del linguaggio rivelato.
Ricordiamo Abramo (Gen 12,1); la vicenda dell’esodo (Es 12,37; 13,12); lo stile di
vita dei profeti (cfr. 1Re 19,1-8). Credere è abbandonarsi a Dio (Dei Verbum 5) e ciò
comporta sempre un esodo, un “uscire” dalla propria angoscia, dalla logica
mondana, dalla negatività del peccato per educarsi al pensiero di Cristo (Il rinnovamento
della catechesi 38). Sì, proprio in questo “educarsi” a pensare come Cristo, a
giudicare, a scegliere e ad amare come Lui, a vivere come Lui consiste l’educazione
alla fede, nell’autenticità e totalità delle sue espressioni.
Le scienze umane insegnano che la persona è unità nella varietà delle sue espressioni e nella molteplicità dei suoi fattori. E persona matura è quella senza dicotomie, senza schizofrenie, senza compartimenti-stagni. La fede, come l’amore, tocca proprio il “mistero” della persona: ne tocca il “cuore”, secondo la terminologia ebraica; la totalità. La fede si colloca non in un settore parziale o aggiuntivo dell’esperienza umana: è un modo d’essere che coinvolge globalmente la persona. “La fede accolta dall’uomo diviene esperienza umana integrale” (RdC 26). In tal senso la fede è seguita e segue l’età, l’educazione, l’ambiente, lo stato di vita. È lievito che fermenta tutta la pasta!
La vita, tutta la vita, è movimento, sviluppo: è orizzonte, è cammino che si snoda con varietà di ritmi e di periodi. La fede non è “al di fuori”, non si colloca “alla periferia”: essa si iscrive nelle pieghe dell’esistenza con i suoi dinamismi e i suoi rischi, assumendo tutta la corposità della vita. Non è essa uno “standard”: cammina e cresce con la persona. E la persona umana è libertà: cioè capacità di una risposta rinnovata, di un dono che riscopre incessantemente la sua freschezza.
L’uomo è “essere nel tempo”; è storia ed è storicità. L’uomo è
“essere-con”: è relazione, è comunione. La fede non è alienazione, migrazione
in un “altro mondo” come fuga dalle concrete vicende dell’uomo. La fede non
è “individualismo” che risolve nell’intimità tutta la sua ricchezza. La
fede è vivere il mistero di Dio nella storia: è camminare in solidarietà e condivisione
con l’uomo. È andare verso il Regno, ma facendosi carico, insieme a tutti gli
uomini, degli avvenimenti, delle richieste e delle aspirazioni del tempo (cfr. Gaudium et
Spes 11). In questo senso la fede è novità mai esaurita: perché l’uomo è essere
aperto al futuro. Proprio per questo il documento-base della CEI su Il rinnovamento della
catechesi - che il Sentiero fede ha ben presente e al quale felicemente si ispira –
sintetizza così il cammino della fede: “Chi, mosso dallo Spirito, si fa attento alla
parola di Dio, segue un itinerario di conversione a Lui, di abbandono alla Sua volontà,
di conformazione a Cristo, di solidarietà nella Chiesa, di vita nuova nel mondo. È
itinerario che può comportare, nello stesso tempo, la letizia dell’incontro e la
continua esigenza di ricerca; la compunzione per l’infedeltà e il coraggio per la
ripresa; la pace della scoperta e l’ansia di nuove conoscenze, la certezza della
verità e il costante bisogno di nuova luce” (RdC 17).
La catechesi è abilitazione a questa esperienza di fede; è accompagnamento in questo
itinerario; è “formazione” del cristiano, secondo la suggestiva espressione di
Tertulliano: “Cristiani non si nasce, si diventa”. Ma, allora, la catechesi deve
farsi carico contemporaneamente della identità, della verità, della intellegibilità
della fede. Dal messaggio che, a proposito di catechesi, ci è stato trasmesso dal
Catechismo della Chiesa Cattolica, emerge con chiarezza un dato: la concezione organica
della cate-chesi. Il processo catechistico è processo vitale: sia sul piano della
pro-posta che su quello della risposta (traditio-redditio); richiede annuncio e dottrina,
celebrazione e sacramenti, prassi cristiana e testimonianza. La fedeltà alla divina
Rivelazione, la dimensione liturgico-sacramentale, la non separazione dalla cultura e
dalla vita, sono essenziali alla catechesi.
Ne consegue che ogni autentica catechesi deve educare simultanea-mente alla fede
professata, celebrata, vissuta, pregata, per rimanere nella terminologia del Catechismo
della Chiesa Cattolica. Deve essere “catechesi per la vita cristiana”, per
ritornare al documento-base della CEI.
Il Sentiero fede, nei suoi densissimi capitoli, esemplifica tale metodologia in forma
sistematica e viva, attingendo con competenza e passione educativa a tutte le risorse
dell’esperienza scout. Evidentemente il testo non intende esporre anche i
“contenuti” catechistici propri di una pedagogia della fede secondo le diverse
“età”. Ma per questo ci sono i testi del Catechismo per la vita cristiana della
CEI, con la loro collaudata articolazione, alla luce del Catechismo della Chiesa
Cattolica. Opportunamente, le schede predisposte per la costruzione di concreti itinerari
di fede, rimandano espressamente ai catechismi della Chiesa italiana.
Il “sentiero” è aperto.
A tutti e a tutte coloro che lo percorreranno (il pensiero corre con affetto innanzitutto
alle tre branche: lupetti/coccinelle, esploratori/guide, rover/scolte) e a quanti e a
quante - come educatori, assistenti, come capi – si faranno “compagni e compagne
di viaggio”, un fervido augurio: lungo il vostro sentiero si ripeta la sconvolgente
esperienza che fu dei due discepoli sul sentiero di Emmaus (cfr. Lc 24,13-35).
“Gesù in persona si accostò e camminava con loro” (Lc 24,15). Egli cammina
ancora; ancora dialoga; ancora spiega le Scritture; invita ancora a condividere la mensa!
Che ciascuno, lungo il sentiero, senta che il cuore gli arde nel petto e lo riconosca!
Allora camminare è una gioia, partecipare la scoperta un bisogno, raccontarla a tutti una
festa!
+ Lorenzo Chiarinelli 30 marzo 1996, Pasqua di Risurrezione
Ogni buon scout, come chiunque sia esperto di avventure all’aria aperta,
appassionato della montagna, sa preparare tutto il necessario prima di mettersi in
cammino. Specie quando ha davanti non una breve passeggiata pomeridiana, ma un cammino
lungo, impegnativo e affascinante. Individuata la meta, traccia sulla mappa sl percorso da
fare, mette nello zaino l’occorrente e... parte.
La vita, dell’uomo e ancor più del credente, è un cammino. La strada è una
parabola antica, che può essere raccontata e vissuta in maniera sempre nuova nelle
diverse età e situazioni della vita. L’incontro con le tracce lasciate da altri
uomini, l’essere insieme ai fratelli, la scoperta di nuovi orizzonti... sono tante le
esperienze che rendono il cammino meno faticoso, anzi appassionante e significativo.
Soprattutto la scoperta di Dio come compagno di viaggio, spinge a percorrere il sentiero
della fede, come quello che solo può portare a vivere il segreto della vita e della
feli-cità: dare la felicità agli altri. Lo ha detto Baden-Powell, ma soprattutto lo ha
reso possibile la luce e la forza del vangelo del Signore. La strada con-duce a scoprire
“la via”: il Signore nato per strada e morto sulla strada per farsi riconoscere
come la via della verità e della vita.
Non stupisca questo modo di entrare in un percorso di catechesi secondo il metodo scout.
Il santo padre Giovanni Paolo II ci incoraggia: ”L’incontro dello scautismo con
la fede cattolica si è rivelato fecondo come scuola di crescita per cristiani autentici e
come fonte di autentica spiritualità. Il vangelo trova significativi riscontri nelle
parole-chiave dello scautismo e questo viene a sua volta illuminato e potenziato, quando
è praticato nell’esperienza del cammino ecclesiale”'.
Lo scautismo si propone la formazione integrale della persona umana in una prospettiva
fondamentalmente religiosa, perché mette a base della vita “la pietà verso Dio,
l’amore per il prossimo e l’amore per se stessi in quanto servi di
Dio”‘. Se questi valori profondamente cristiani venissero a mancare, lo
scautismo si ridurrebbe a un insieme di tecniche più o me-no utili, e sarebbe privo del
suo vero valore e di prospettive per il futuro.
L’Agesci non fa solo una generica scelta cristiana, ma si assume un preciso impegno
all’interno della Chiesa, come si afferma nel Patto associativo: “i capi
dell’associazione hanno scelto di fare proprio il messaggio di salvezza annunciato da
Cristo e ne danno testimonianza secondo la fede che è loro concessa da Dio”.
Perciò, in cammino sul Sentiero fede sono innanzitutto le comunità capi, gli educatori
laici che, insieme ai sacerdoti assistenti, elaborano localmente la proposta educativa.
Ogni comunità capi cerca di vivere come autentica comunità di cristiani, giovani e
adulti, che offrono, fra i vari doni di cui il Signore arricchisce la sua Chiesa, il
prezioso servizio dell’educazione, sempre più necessario perché la fede sia accolta
e integrata nella vita di ogni uomo.
Oggi, il servizio educativo dei capi non si limita a valorizzare nella proposta di fede
gli elementi caratteristici dello scautismo, ma vuole essere annuncio del vangelo
all’interno del mondo giovanile. Infatti, se al ragazzo che viene all’Agesci non
viene richiesta una previa professione di fede cristiana, a tutti si propone chiaramente
la vita scout anche come cammino di fede, adeguato all’età, vissuto col gruppo dei
coetanei, per scoprire e scegliere di seguire il Cristo vivente oggi nella Chiesa. Con
questo spirito, mettiamoci in ascolto della proposta contenuta nel Sentiero fede, di cui
queste pagine introduttive mostrano ragioni, obiettivi e impostazione.
La Chiesa è la comunità dei credenti in Cristo, il popolo di quanti hanno accolto la
buona notizia della sua venuta, della sua morte e risurrezione, della sua presenza nella
storia, per la salvezza degli uomini. La Chiesa è il corpo di Cristo e ogni cristiano,
membro di questo corpo, ascolta e pratica la parola di Gesù, e la annuncia ai fratelli,
perché cresca il regno di Dio. Non può non evangelizzare (cfr. 1Cor 9,16): specie nel
nostro tempo urge un impegno di tutti perché la novità di Cristo venga consegnata alle
giovani generazioni e, anche nel futuro, la fede si diffonda e sia bene accolta. In tale
prospettiva di evangelizzazione, la catechesi è l’approfondimento sistematico del
messaggio del vangelo nel cuore e nella vita degli uomini. Essa mira alla maturazione
della fede, della speranza e della carità, lungo itinerari adeguati alle età e alle
situa-zioni di ciascuno. Pertanto, la Chiesa non può non fare catechesi: “La
catechesi è compito assolutamente primordiale della missione della Chiesa”’, ed
ogni attività educativa cristiana deve avere come obiettivo qualificante la catechesi,
cioè il raggiungimento di una conoscenza viva e di un’accoglienza personale del
messaggio evangelico nella sua genuinità e completezza.
Se “compito della catechesi è guidare l’itinerario degli uomini alla
fede”', è sempre necessario un progetto, un itinerario di iniziazione cristiana,
volto alla maturazione della fede e all’assunzione responsabile del proprio
battesimo: attraverso l’ascolto della Parola e la graduale introduzione alla vita
cristiana nella Chiesa, si costruisce l’unità interiore della persona, intorno ad
una visione unitaria della fede, della storia, della vita.
Una catechesi “occasionale”, provocata da avvenimenti imprevisti e situazioni
particolari, può favorire la percezione della parola di Dio come luce sulla concretezza
del vivere umano, ma non offre quella organicità, che è propria sia della rivelazione di
Dio che della crescita dell’uomo.
Sono queste le principali scelte fatte oggi dalla Chiesa italiana, che punta ad una
catechesi come itinerario di vita cristiana, teso allo sviluppo di una fede adulta e
responsabile. Per questo sono stati realizzati i diversi Catechismi, secondo le linee del
medesimo progetto, presentato ne Il rinnovamento della catechesi, già nel 1970. Anche
l’Agesci si ispira agli orientamenti di quel testo, nel cercare di aiutare fanciulli,
ragazzi e giovano a conoscere Gesù e il suo vangelo, e a decidere per essi, nella grazia
della fede.
Fedeltà a Dio e fedeltà all’uomo: è questa la legge fondamentale
dell’educazione cristiana’, e la catechesi deve realizzarla per essere veramente
efficace. Fedeltà a Dio, significa trasmettere tutta la sua Parola, senza compromessi e
senza eccezioni, e fedeltà all’uomo vuoi dire rispete sensibilità, esigenze e
capacità nel suo vivere dentro una storia, una reatà e una cultura ben precise. La
storia del cristianesimo ricorda che non è facile conciliare queste due fedeltà:
accettare l’incarnazione, accettare cioè che l’uomo Gesù di Nazareth, morto
crocifisso e risorto, sia veramente Dio e che Dio si sia fatto veramente uomo.
Perché la catechesi sia fedele all’azione di Dio, è essenziale conoscere il
contenuto della rivelazione cristiana, seguendo il cammino della Chiesa che mette in luce
“il nuovo e l’antico” con accentuazioni diverse secondo i tempi e i luoghi.
È altrettanto necessario essere attenti allo sviluppo dell’uomo, alle svolte della
storia determinate da avvenimenti culturali e sociali di grande portata ma anche da fatti
meno visibili, sapendo che così si può rivelare il misterioso progetto di Dio.
Ogni comunità cristiana, ogni parrocchia, ogni associazione, è chiamata ad attuare una
catechesi che risponda più direttamente alle esigenze dei destinatari. Una vera
catechesi, infatti, per far risuonare il messaggio eterno di Cristo, deve incarnarsi nel
proprio contesto, assumendone il linguaggio, i problemi, i valori, le attese. Incarnarsi
esige anche coinvolgersi in un’esperienza: catechesi è sempre un incontro con la
parola di Dio che è viva, perché è una persona, che suscita sempre nuovi
atteggia-menti, rapporti, forme di vita.
Fare catechesi impegna, perciò, i nostri gruppi a condividere la vita della comunità
cristiana, attuando nella quotidianità ciò che si crede e si annuncia, nello stile
evangelico che rende testimonianza viva al regno dei cieli e colpisce il cuore degli
uomini e delle donne di ogni tempo.
La tensione alla fedeltà a Dio e alla fedeltà all’uomo, essenziale per una vera
catechesi e una vera educazione, si realizza con particolare intensità all’interno
della vita scout. I cattolici, infatti, riconoscono “nell’educazione
fondamentalmente liberatrice proposta dal metodo scout un accesso ai valori del
vangelo” '. Nel progetto educativo dello scautismo, la crescita della persona, dalla
promessa alla partenza, è orientata dall’unico ideale di uomo “preparato a
servire nel modo migliore”. La prospettiva del servizio caratterizza
un’educazione globale che comprende le varie tappe del divenire umano e le diverse
dimensioni in cui si struttura la personalità cristiana.
Da tempo è maturata nell’Agesci l’esigenza di precisare la propria azione
educativa nei confronti della fede, attraverso un progetto in sinto-nia con le scelte e le
iniziative della Chiesa e dell’associazione negli ultimi anni, Dopo una laboriosa
gestazione, a cui hanno partecipato anche esperti di varie discipline, capi e assistenti
dell’Agesci, è stato pubblicato nel 1983 il Progetto unitario di catechesi (PUCì:
un documento di lavoro offerto ai capi per la loro opera educativa, affidando al loro
genio il compito di tradurre in pratica nei progetti e nelle attività delle singole
unità le proposte evidenziate a livello generale.
Da allora, tutta l’associazione ha sperimentato piste di programmazione unitaria,
sviluppando itinerari con tappe e punti di riferimento obbligati. I campi e i cantieri di
catechesi, il contatto coi capi nei campi scuola e nei convegni, l’esperienza
quotidiana di tantissimi staff hanno rivelato l’esigenza e suggerito la fisionomia di
una nuova proposta di lavoro. I convegni Giona del 1991 hanno consentito di verificare le
intuizioni ormai divenute patrimonio associativo, e i nodi che restano da sciogliere per
un più efficace servizio dell’Agesci nell’educazione alla fede.
L’esigenza di progettualità e sistematicità è oggi viva nelle comunità capi che,
però, mancano spesso di mediazioni adeguate alla proposta cristiana nella metodologia
delle diverse branche. Per questo, riscrivendo Il Progetto, a partire dal materiale
contenuto nell’edizione del 1983 (ristampata nel 1995), si è cercato di raccontare
con maggior semplicità e concretezza il modo in cui nasce e si sviluppa una vera
spiritualità scout. Diamo uno sguardo, in tal senso, alla concatenazione dei capitoli che
seguono:
Cap. 1: quando i capi sanno applicare in maniera integrale e sapienziale il metodo scout,
cogliendone tutta la profondità spirituale, il vasto mondo di valori, la continuità
della proposta al di là della singola branca... si apre un sentiero affascinante verso
Dio.
Cap. 2: certamente non basta questa iniziale apertura alla religiosità, per quanto
influenzata dall’ispirazione cristiana riconoscibile negli scritti di B.-P., ma
occorre - particolarmente oggi - un più incisivo annuncio del vangelo, un incontro faccia
a faccia con Cristo, con la sua Parola da ascoltare, celebrare e vivere per giungere a un
modo originale di essere cristiani, appunto, da scout.
Cap. 3: il linguaggio caratteristico di una catechesi che attinga al me-glio del metodo
scout, utilizza simbolismo ed esperienza, esplorandone i significati umani, religiosi,
cristiani.
Cap. 4: è sempre indispensabile entrare in comunicazione con il ragazzo che vive la sua
ricerca religiosa qui e ora, ascoltandone le domande, conoscendone i talenti, tenendo
conto del suo sviluppo psicologico e dell’influsso della società e della sua
cultura.
Cap. 5: quasi raccontando la vita quotidiana delle unità scout, possia-mo delineare
obiettivi e strumenti della catechesi proposta nelle tre branche dell’associazione,
stimolando i lettori a riscrivere nella propria situazione itinerari effettivamente
percorribili dai ragazzi.
Cap. 6: un richiamo necessariamente forte alle responsabilità del ca-po,
dell’assistente ecclesiastico e soprattutto della comunità capi in ordine alla
progettazione dell’educazione alla fede e alla formazione permanente dei capi.
Cap. 7: un ponte lanciato verso l’uso progettuale e creativo delle schede.
Sono proprio queste, le schede, la novità più evidente di questa proposta che, alla
ricerca di una maggiore praticità, vuoi essere un Sentiero fede da percorrere, esplorare,
giocare con assiduità e sempre maggior competenza. Per rispettare il ruolo della singola
comunità capi e di ogni staff di unità nella progettazione di cammini di fede, aderenti
ai ragazzi e al loro momento di vita e di attività scout, non presentiamo un itinerario
standard, ma una serie di strumenti con cui “imparare facendo”, alla maniera del
grande gioco scout.
Le schede sono come esche lanciate all’educatore scout per imparare a ragionare sulle
esigenze di una buona catechesi nello scautismo. Sono come “porte di accesso” ai
contenuti del progetto, leggendo le quali si è aiutati ad acquisire la mentalità
progettuale necessaria per costruire validi itinerari catechistici. Sono tante e assai
diverse le situazioni da cui emerge l’opportunità di un annuncio; sono tanti i tempi
e le esperienze della vita che contengono un messaggio religioso da comprendere e
accogliere. Lo scautismo è ricco di segni e attività dalla profonda valenza spirituale.
Il capo deve imparare a chiedersi che fare, e perché, e quale Parola annunciare e
vivere... Il racconto di un’esperienza, una sintetica riflessione pedagogica e
metodologica, l’indicazione di altre idee che si potrebbero attuare nelle diverse
branche... faranno delle schede un utile strumento per la progettazione della catechesi e
per la formazione permanente nello staff e in comunità capi. Lasciarsi effettivamente
guidare dalla colonna di “guida alla progettazione”, non per cercare ricette, ma
per attivare un processo di riflessione e ricerca, può rendere i capi sempre più
consapevoli delle proprie proposte educative. Saranno frequenti i rimandi a questo
Progetto, facilitandone la lettura e l’attualizzazione. Le schede sono state stese
con l’aiuto di numerosi collaboratori, e ciò giustifica una certa diversità di
linguaggio e di impostazione: sarà una ricchezza piuttosto che un limite, per offrire
stimoli alla creatività, senza costringere ad un unico modello di catechesi.
I primi chiamati a camminare con noi su questa pista sono tutti i capi e gli assistenti
ecclesiastici dell’Agesci, nel loro ruolo di educatori della fede, a servizio della
crescita graduale e armonica di lupetti e coccinelle, esploratori e guide, rover e scolte.
Con grande stima per il dono di Dio seminato in ogni creatura umana, sapendo che proprio
un’autentica e si-gnificativa relazione tra ogni ragazzo e il suo capo è il grande
veicolo di importanti messaggi per la vita. Sul sentiero di Dio, spesso i piccoli ci
precedono, ci tracciano il cammino, a loro dobbiamo assomigliare per entrare nel Regno
(cfr. Mt 18,3), loro dobbiamo servire senza scandalizzarli (cfr. Mt 18,6), ma dando loro
buona testimonianza. Ogni comunità capi sa che deve inserire nel proprio progetto
educati-vo un programma di educazione cristiana, per dare continuità all’unico
canunino di fede, dall’accoglienza nel branco o nel cerchio Qno alla partenza.
L’azione educativa scout ha, infatti, lo scopo di condurre ogni ragazzo alla
maturità della fede, mediante una proposta essenziale e graduale, coerente e continua, ad
ampio respiro, in modo da dare spazio ai tempi diversi della libertà di ognuno e della
grazia di Dio.
Anche nel caso di chi abbandona lungo la strada l’esperienza scout, è comunque utile
avergli fatto intravedere una direzione, un progetto dagli orizzonti sempre più vasti. In
questo modo, le singole esperienze di fede non saranno separate fra di loro né lasciate
alla pura improvvisazione, ma collegate in qualche modo nella singola storia di vita, come
esige ogni azione educativa.
Oggi si deve dare particolare valore alla partenza della scolta o del rover come gesto
carico di responsabilità ed espressivo di un cammino realmente percorso, che apre ad una
nuova tappa della vita del giovane. Nella branca rover/scolte l’importanza della
partenza impone un più deciso impegno per l’annuncio del vangelo e l’educazione
a coerenti scelte di vita, sin dall’ingresso nella comunità R/S. Nelle branche
precedenti, questo obiettivo va tenuto presente nella mente dell’educatore come meta
finale che esige un lavoro duttile e costante nelle singole tappe.
Nella Chiesa e con la Chiesa: i capi svolgono il loro servizio di educatori alla fede,
partecipando attivamente della missione della Chiesa, impegnata a custodire e trasmettere
il messaggio di Cristo. Lo scautismo è un terreno che accoglie questo messaggio dandogli
la possibilità di crescere, è un veicolo efficace per comunicare la proposta cristiana:
da tempo si parla in tal senso di “parabola scout”. Come ha ricordato il Papa,
lo scautismo riceve dalla missione della Chiesa un grande arricchimento, e a sua volta
può arricchire la Chiesa con il suo particolare “carisma”. La catechesi nelle
associazioni ha una sua specificità rispetto a quella nella famiglia, nella scuola, nella
parrocchia, perciò i capi devono cercare la giusta complementarietà fra la proposta di
fede offerta dalla chiesa locale e quella attuata nel gruppo scout. Sulla base degli
orientamenti contenuti in questo strumento, i capi potranno rendersi conto di quando e
come la catechesi parrocchiale ha bisogno di venire integrata nel percorso educativo di
ogni singolo ragazzo dell’unità, senza dimenticare le diverse esigenze di fanciulli,
ragazzi e giovani che, col crescere dell’età, sono spesso privi di un annuncio
cristiano costante ed efficace.
Uno strumento di formazione, di lavoro, di confronto. Ogni capo deve conoscere il Sentiero
fede, non in maniera generica, ma facendone uno dei principali oggetti della propria
formazione, soprattutto per capire come impostare organicamente l’educazione alla
fede. Anche le schede vanno utilizzate non come comodi sussidi o ricette per la catechesi
spicciola, ma come piste per esplorare e applicare l’intero progetto.
La comunità capi userà il Sentiero fede come punto di riferimento per formulare il
progetto educativo nella parte che riguarda l’educazione religiosa, sia per le idee
di fondo che per assicurare continuità all’itinerario di fede nelle branche. Lo
studio potrà essere approfondito chiamando, in qualche occasione, una persona esperta ad
illustrare l’uno o l’altro degli aspetti presentati nel Progetto: da
quello teologico, a quello biblico, ecclesiale, psicologico, scout. Anche i capi delle
singole unità, nel loro lavoro di staff, potranno trovare in esso stimoli ed esempi per
costruire il proprio programma annuale e suggerimenti per i singoli eventi di fede.
L’educazione religiosa non può essere affare privato di nessun gruppo e tanto meno
di singole persone; il messaggio cristiano è universale ed è affidato a tutta la Chiesa.
Le singole comunità devono, perciò, comunicarsi il modo con cui attualizzano e
propongono il medesimo messaggio. Il Sentiero fede, come in precedenza il PUC, ha anche lo
scopo di porre un riferimento fra tutti i gruppi scout e assicurare così un orientamento
comune in tutta l’associazione. Si auspica che a livello nazionale, regionale e di
zona continui e si sviluppi il lavoro di approfondimento e di incarnazione di questo
progetto, per la formazione dei capi quali credenti adulti e catechisti competenti, per
preparare sussidi di catechesi che possano anche diffondersi in tutta l’associazione
come segno di effettiva condivisione e come spinta dinamica al lavoro di tutti.