Ecco “Pa-ra-da”: quando non serve prendere le impronte ai bambini rom


Parada racconta la vera storia del clown di strada Miloud Oukili, il suo arrivo in Romania nel 1992, tre anni dopo la fine della dittatura di Ceausescu, e il suo incontro con i dei tombini, i cosiddetti “boskettari”.  E’ la storia dell’ tra una banda di ragazzini tra i tre e i sedici anni e il giovane clown franco algerino Miloud, poco più che ventenne. I bambini vivono da straccioni, come randagi, dormono nel sottosuolo di Bucarest, nelle grandi condotte dove passano i tubi per il riscaldamento e sopravvivono con furtarelli, accattonaggio e prostituzione. Sono bambini fuggiti dagli orfanotrofi o dalla povertà di famiglie indifferenti o disperate, bambini che vivono ammassati nel sottosuolo, nella rete dei canali, su cartoni e materassi putridi, in ambienti sporchi e soffocanti.

Miloud coltiva il folle sogno di entrare in contatto con questi ragazzi diffidenti e induriti dalla loro drammatica esperienza di scontri, violenze, lutti, pedofilia e droga. Usa il suo carisma e la sua testardaggine per penetrare il muro di sospetto con cui si difendono e per tirarli fuori dalla loro condizione e portarli a una vita dignitosa. Insegnando le attività circensi e clownesche e riportandoli alla luce del sole, dà loro la in un’esistenza futura.

 

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Il bravo clown franco algerino Miloud Oukili, oggi 36enne, scuola dei Fratellini, giunge giovanissimo in Romania nel ’92, per restarci pochi mesi e non 13 anni, incrociando la sua vita con i ragazzi dello zoo di Bucarest. Un’umanità disperata, fuggita dagli orfanotrofi, che vive nelle fogne, nei sottofondi della città povera e violenta, ancora sconvolta dalla guerra civile dopo la caduta di Ceausescu. Quello che accadde poi e che Marco Pontecorvo, figlio del grande Gillo cui il è dedicato, ci racconta in un senza retorica né moralismi, è la storia di un vero miracolo sociale, del trionfo della volontà, della costanza e del riscatto.

, nome di un’ associazione benefica nata nel ’96 e dell’affermato gruppo circense che gira con successo per l’Europa, è infatti il risultato del lungo «corteggiamento» che Miloud ha fatto nei confronti del bambini dei tombini, detti «boskettari», che vivevano sporchi di accattonaggio e prostituzione fra tubi e canali, sniffando colla, vernici e spacciando, imitando, quasi mimando i peccati mortali degli adulti. Il primo film di Pontecorvo, direttore della fotografia, ripercorre in modo impressionistico questo pezzo di vita verista, alla Zola, per dare un contributo morale a quella storia ma anche ad altre storie che oggi girano per il mondo e che hanno a che fare con l’ ingiustizia. Difficile, se non si è Fellini, non cadere nei tranelli del clown che piange col viso rigato di nero, eppure il regista deb quasi sempre ci riesce, insegnandoci che l’arte del ridere, virtù del circo, sintetizzata nel naso rosso posticcio, può avere un preciso scopo umanitario e riscattare la giovinezza di oltre mille ragazzi, aiutando le potenzialità artistiche nascoste sotto il degrado. Vissuto, più che interpretato, con perfetta aderenza da molti dei veri ragazzini e da Jalil Lespert, il film coprodotto con Rai 01 invita a non darsi per vinti: il finale mostra quanto bisogno ci sia oggi non di impronte digitali dei bimbi rumeni ma di film come , un happy end meritato.

Maurizio Porro – Il Corriere della Sera

1998: esce il film Patch Adams che racconta la vera storia di un medico che decide di curare i pazienti indossando un naso rosso da clown. Lo interpreta Robin Williams. 2008: alla Mostra del cinema di Venezia assistiamo ai primi applausi di cuore per il film della sezione Orizzonti Pa-ra-da esordio nel lungometraggio del direttore della fotografia Marco Pontecorvo. Unico rammarico per lui: il papà Gillo non era in sala. Che c’entra Pa-ra-da con Patch Adams? Se il dottore portava la fantasia dei saltimbanchi negli ospedali, il clown metà algerino metà francese («Ha qualcosa di più, non di meno», dice di lui lo zio) Miloud decide di lasciare Parigi e l’università per andare a fare il clown nella Bucarest del dopo Ceausescu, nei pressi della stazione, dai ragazzini sporchi, brutti e incattiviti che vivono sotto i tombini e passano le giornate a rubare, prostituirsi e sniffare la colla dalle buste di plastica. Si chiamano “boskettari”.

E’ il 1992. Dietro le facce da gioventù perduta, si intravedono ogni tanto lampi di gioia e curiosità. E questo grazie ai giochi che il clown li invita a costruire con lui. Miloud è un idealista, non riesce ad avere il distacco dei più smaliziati assistenti sociali che frequenta, viene visto con sospetto dai bambini, con diffidenza dalla polizia e con odio accesso dai criminali che sfruttano il giro dei “boskettari”. Quando per toglierselo dai piedi provano ad accusarlo di pedofilia e anche al consolato francese gli consigliano di tornarsene a casa, il nostro commenta: «E’ in questi casi che sono orgoglioso di essere francese». Nonostante le Ong gli voltino le spalle e grazie all’aiuto di una bella assistente sociale italiana che si innamora suo malgrado di questo indomabile testone, il nostro Miloud riuscirà a mettere i trampoli ai bambini.

Pa-ra-da (è il nome dello show di Miloud & Co.) è tratto da una storia vera e nonostante sia un film nella migliore tradizione del cinema civile d’intrattenimento dove la durezza della cronaca perde rispetto alla catarsi finale, mantiene un fortissimo tasso di credibilità grazie allo sguardo neorealista di Pontecorvo e alle facce impossibili da non amare di Jalil Lespert (Miloud) e di tutti i “boskettari”, tra cui spiccano il vispo Cristi di Robert Valeanu e la vissuta Tea di Cristina Nita, mai stati attori prima del film. Film che vola alto. Grazie a un clown che non soffre di vertigini.

Francesco Alò – Il Messaggero

Commenti

  1. giulia scrive:

    conoscevo la sua storia..e avrei voluto portare i ragazzi del reparto a vederlo quando è uscito nelle sale..ma nei nostri cinema è stato in cartellone solo 1 settimana!
    ..devo aspettare l’uscita in dvd??