Adulti e Scout, ovvero: l’enigma della pipa…


In un soleggiato pomeriggio dell’ottobre 1962, alla presenza del gruppo Nicastro 1° , schierato in quadrato, il Capo Squadriglia Francesco Marchetti, lasciava il Reparto per “salire” al Clan. La commozione di separarmi dai “miei ragazzi”, come amavo considerare, con una punta di giovanile baldanza, i componenti della squadriglia che mi era stata affidata un anno prima, la commozione, dicevo, era temperata dall’orgoglio di “salire” tra i grandi del gruppo, tra i vecchi rover: Scout con la divisa color cachi ed il capellone  liso e sformato  dalle molte uscite sotto la pioggia e dalle mille misteriose avventure, di cui si favoleggiava tra noi ragazzi del Reparto.

Nei giorni immediatamente seguenti a quella, per me, indimenticabile e non dimenticata  cerimonia, investii mia madre del compito di adattare, lavare e stirare la mia nuova uniforme color cachi, che avevo rimediato, come allora si faceva, al mercato dell’usato, scegliendo tra vecchi capi militari dismessi. Personalmente, invece, in gran segreto, mi accinsi all’importante compito di comprare la pipa…. Sì, amici, la pipa! A mio giudizio infatti, la pipa era, insieme alla barba ed al cappellone sformato, l’accessorio necessario ed  irrinunciabile  per un vecchio rover, quale ormai mi sentivo, era il segno inequivocabile che ero diventato un componente del Clan, uno scout adulto!

Nei mesi successivi, durante i  pernottamenti con il mio Clan, mentre le fiamme del bivacco danzavano allegramente nel buio della notte, continuai ad armeggiare disperatamente con pipa, sacca del tabacco e fiammiferi svedesi, nell’inutile tentativo di accendere e soprattutto tenere accesa la mia pipa, marca “Ronson” tipo “fumo freddo”. Tentativi vani perché non riuscii mai  a tenerla accesa più di un minuto consecutivo, tra l’ilarità e gli affettuosi sfottò dei veri vecchi rover… con pipa. Poi, un giorno di agosto nel corso di una route lungo le strade della Sila (la selva della terra dei Bruzii) che da sempre è “la strada” e la maestra di vita dei rover calabresi, il nostro A.E., durante una delle solite chiacchierate a due, che amava avere con ogni componente del Clan, mi disse tra il serio ed il faceto: “Caro Francesco se vorrai veramente essere pronto per il giorno della partenza, penso tu debba risolvere prima di tutto l’enigma della pipa”.

 

 

targa marmorea murata alla base della roccia che sostiene la statua della “ degli Scout” posta sulla cima del monte Amiata (Toscana)

 

Credo abbia letto nei miei occhi un senso di sbalordito smarrimento perché, gratificandomi di uno dei suoi luminosi sorrisi, aggiunse: “Sì, Francesco, per divenire uno scout adulto devi riuscire a capire cosa sia veramente importante per poter accendere la tua pipa: I fiammiferi, il tabacco, la pipa stessa …o cosa?” e dopo avermi affettuosamente appoggiato entrambi le mani sulle spalle, aggiunse “buona strada”… e si allontanò. Devo dire che faticai a riavermi dal senso di smarrimento, ma poi pensai che in fondo aveva voluto solo celiare… anche se… nei mesi e nelle route che seguirono, spesso mi venne da pensare all’enigma della pipa, ma non ebbi mai il coraggio di ritornare  sull’argomento, né lui lo fece più.

“Il tempo passa e l’uom non se ne avvede…” E così giunse il momento della “Partenza”; evento esaltante, nella vita di uno scout, ma anche gravido di tristezza, sapendo che devi lasciare il tuo Clan ed imparare a guidare da solo la tua canoa, in altri termini smetti di essere un ragazzo e ti appresti a diventare un adulto.  La sera che precedette la cerimonia,  il nostro A.E. volle avere un colloquio personale con i “partenti”. Giunto il mio turno, appoggiatemi  entrambe le mani sulle spalle, mi guardò con serietà negli occhi e disse: “Allora, Francesco, hai risolto l’enigma della pipa?”… avrei voluto piangere… per me era un momento importante e non mi sembrava proprio il caso di tornare a scherzare sulla mia la pipa… ma continuando a guardarmi diritto negli occhi, aggiunse: “non hai capito vero…?” scossi la testa in segno di sconsolato diniego… ed allora i suoi occhi buoni si accesero di un sorriso, e continuò: 

“La prima condizione per accendere la pipa è la coscienza che essa sia spenta…!!! In altri termini se dopo la partenza crederai di essere uno scout “arrivato” non diventerai mai uno  vero scout, soltanto se avrai la coscienza di non essere “arrivato”, continuerai a fare strada ed a cercare di migliorarti…. soltanto chi “sa” di avere la pipa spenta si adopera per accenderla, gli altri continuano a rigirarla, spenta, tra i denti, nell’arrogante illusione di essere dei veri fumatori di pipa, senza esserlo, e soprattutto senza poterlo diventare mai”.

Rimasi un attimo interdetto poi, con uno moto spontaneo lo abbracciai stringendomi forte a lui. “L’enigma della pipa”, che, senza che io me ne accorgessi, aveva piano-piano scavato nella mia coscienza, era finalmente risolto, la tristezza della “partenza”, la tristezza di abbandonare la felice stagione della fanciullezza per entrare nell’età adulta, si era ora trasformata nella gioia “del partire”: Partire verso una nuova , quella di un adulto scout che cresce senza fine, nel carattere, nei valori, nella fede…  Fu conseguenza ovvia, pochi giorni dopo, costituire con gli altri amici “partiti” la Comunità   Nicastro 1° (ora Lamezia Terme 1°). Era il 1968, ma, dopo 40 anni, “l’enigma della pipa” e lo scoutismo continuano ad illuminare il mio sentiero scout ed in definitiva la mia vita.

Questa è una storia  vera, ma anche le storie vere, come le favole, hanno una morale: E’ mia personale convincimento (opinabile, come ogni opinione) che non si dovrebbe entrare in una comunità di Adulti Scout perché ci si sente  “arrivati”, come Adulti, come Scout, come Cattolici e magari come Italiani; ma per l’esatto contrario: perché ci si sente “inadeguati”, perché si vuole diventare migliori come Adulti, come  Scout, come Cattolici  e magari come Italiani. In che modo? con una lunga strada, una strada che dura una vita intera, fatta di educazione permanente e di servizio.  Una strada difficile, ma esaltante, come una route! Stretta la foglia larga la via…

 

Francesco Marchetti Adulto Scout, Comunità MASCI Lamezia Terme 1°

Commenti

  1. Franz scrive:

    Nel breve periodo di vita MASCI, la mia comunità è nata ad aprile 2008, ho incontrato A.S. che credevano/credono di avere la pipa accesa ma in realtà è spenta se non proprio vuota. La presa di coscienza di non essere arrivati e tenutari di uniche verità è fondamentale per affrontare il porsi al servizio degli altri! Essere coscienti di avere ancora da “imparare” è fondamentale per il confronto con il prossimo e ricevere linfa dal rapportarsi con gli altri.