Né fuga all’estero né politica: i giovani scelgono il servizio. Parola di Scout


“Figlio mio, lascia questo Paese”. La lettera del rettore della Luiss Pier Luigi Celli pubblicata qualche giorno fa su la Repubblica ha suscitato reazioni opposte di sostegno o di condanna. Lo stesso presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha detto la sua sul tema esortando i giovani a non perdere nel futuro del Paese e a non fuggire all’estero.

Ma tra le risposte, probabilmente, quella che ha fatto più rumore è stata quella di Benedetta Tobagi, figlia di Walter, il giornalista ucciso dalle Brigate Rosse. Da citare, in particolare, questo passaggio:

La lettera di Celli si basa sull’assunto che oggi l’alternativa è tra rassegnarsi allo schifo o scappare e salvare se stessi. Non è così. Le “passioni grigie”, come le ha chiamate Remo Bodei (onestà, onore, rispetto di sé e dell’altro, far bene il proprio lavoro, non accettare corruzione e intimidazione) non sono morte. Girando per l’Italia, soprattutto frequentando il circuito “invisibile” delle associazioni culturali, o i poli di una rete come “Libera”, si incontra tanta gente che lavora, e molto bene, e soprattutto con i , per creare anticorpi a una situazione che a troppi sembra senza speranza.

Per questo Panorama.it ha voluto chiedere a chi si occupa ogni giorno di lavorare con i giovani nel la sua opinione sulla polemica.

Per esempio i vertici del scoutistico in Italia, del laico e dell’ cattolico, che con i loro circa 180mila iscritti complessivi sono una delle associazioni più presenti in Italia e più attive nell’educazione giovanile.

Carmelo Scalfari, avvocato 48enne, è da pochi giorni il presidente del CNGEI e dice che le parole di Celli vanno anche ascoltate: “Celli non dice una bugia, i giovani devono cercare le possibilità di realizzarsi e spesso il non dà le opportunità, soprattutto al Sud” sostiene “però il comune sentire di rassegnazione è da condannare. Lo scoutismo insegna l’importanza dell’impegno in prima persona, dell’imparare facendo, non girando la testa dall’altra parte”.

Una posizione simile a quella dei presidenti del comitato nazionale AGESCI Paola Stroppiana e Alberto Fantuzzo: ” È fuor di dubbio che in molti ambienti, per “riuscire” socialmente si debba scendere a compromessi spesso inaccettabili. Lo scautismo propone ai ragazzi la sfida di andare contro corrente, di scegliere, nella libertà e nella coerenza, che tipo di persone adulte si vuole essere”.

Insomma, il problema ha radici più profonde che affondano nell’educazione e nei valori cui un giovane ambisce: “Per noi il successo di una vita non si misura in base alla quantità di denaro che si riesce ad accumulare o sulla collocazione sociale o sul ruolo di potere che si raggiunge, ma sul fatto di aver davvero potuto esprimere e mettere a frutto le proprie capacità e qualità, di averlo fatto per il bene di tutti e, al tempo stesso, di aver saputo costruire relazioni significative e vitali con le persone che incontriamo” spiega Fantuzzo.

I giovani sono meglio di come li dipingono” spiega Scalfari, “il fatto che sia venuto meno l’impegno in politica non vuol dire che non ci sia un impegno nel servizio verso gli altri, nell’affermare valori sani che spesso la politica di oggi non riesce a esprimere”. Il volontariato ha sostituito la politica? “Noi crediamo” rispondono i vertici dell’AGESCI “che sia lo strumento attraverso cui fare davvero Politica, nel senso alto del termine. Non è insolito, comunque, che dall’esperienza di servizio alcuni ragazzi e ragazze, diventati adulti, si rendano disponibili all’impegno politico più propriamente detto. Ci sono infatti moltissimi scout fra le file degli assessori, dei sindaci (a Firenze, Matteo Renzi per esempio)”.

Ma come può un metodo vecchio di 102 anni (il primo campo di Lord Powell si tenne nel 1907 a ) parlare agli adolescenti di oggi, tutti Facebook e sms? Risponde Stroppiana: “I ragazzi e le ragazze, oggi come 100 anni fa, desiderano essere ascoltati, hanno bisogno che si dia loro fiducia, hanno voglia di vivere esperienze concrete di cui sono artefici e protagonisti; non hanno bisogno di compagnoni, ma di persone che insieme a loro vogliano sporcarsi le mani”. Per Scalfari il segreto della longevità dello scoutismo è la sua essenzialità: “All’inizio ti possono guardare con diffidenza perché preferiscono stare a casa davanti alla Playstation, ma sono difficoltà che si superano sempre. Certo la sponda devono essere i che devono essere motivati a spronare i propri figli”.

Paradossalmente, anche invitandoli a uscire dal Paese. Perché l’importante è non rassegnarsi…

 

Emanuele Rossi (Panorama)