Laglio, addio a Carlo Verga, il sindaco che visse da scout
23 settembre 2013
Oggi abbiamo accompagnato, nell’ultimo tratto di strada terrena, Carlo Verga, un Capo, meglio un Capo Scout. Nel metodo educativo Scout il Capo non è colui che comanda, ma colui che più ama e serve disinteressatamente i propri fratelli, incrociati nel cammino, senza alcuna differenziazione.
Il suo incontro con lo scautismo avvenne in modo avventuroso durante il fascismo con un gruppo di Scout che stavano continuando la loro attività clandestina essendo disciolta l’associazione. Questo gruppo, denominato Aquile Randagie, aveva rifiutato l’educazione totalitaria e buia del regime mussoliniano e con grande pericolo continuava la propria formazione improntata sui valori eterni nell’attesa di proporli a libertà riottenuta. Terminata la fase del periodo bellico fu subito eletto primo sindaco di Laglio.
Il suo specifico era l’insegnamento della geografia che faceva apprezzare ai suoi alunni. Di carattere sensibile fu anche dilettante poeta e pittore. Gli piaceva il
silenzio, la quiete per meglio meditare e appena poteva si rifugiava nella pesca. L’ho maggiormente scoperto quando, insieme, abbiamo scritto e raccontato le vicissitudini dello scautismo clandestino nel libro Le
Aquile Randagie che avuto il successo di essere letto da moltissimi arrivando, fin ora, alla terza edizione.
Durante la stesura si è presentato da vero signore, di poche parole che raggiungevano il nocciolo dell’essenza con autentica ricchezza. A seguito siamo stati invitati in varie parti d’Italia a presentare l’esperienza dello scautismo clandestino. Era un oratore formidabile e conciso perché tutto gli usciva dal suo vissuto e non gli era difficile trasferire all’auditorio l’impegno per la conquista dei valori in cui credeva: Dio, verità, onestà, devozione al servizio in un’ottica di amore generoso.
Parlava brevemente con quella sua cadenza lacustre, ma alla fine ho visto più di cinquecento ragazzi scattare spontaneamente in piedi per applaudirlo ed assediarlo per chiederli un consiglio, un sostegno. Altra caratteristica l’ha ricordata p. Stefano Coronese nel saluto nella Messa funebre: la sua straordinaria capacità di far combaciare gli estremi non per convenienza di larghe intese, di attuale
memoria, ma per armonia.
Il suo mondo era l’educazione per contatto e l’esempio per giovani ed adulti Scout. La sua capacità di ascolto e di saggezza l’ha portato ad essere sempre circondato da tantissimi amici che lo hanno seguito fino alla sua salita alla Casa del Padre. Ed anche questo è un risvolto eccezionale, per una persona di novantasette anni, in un mondo di etere e solitudine. Oggi ci sentiamo più soli, ci mancherà una persona di buon senso e di grande saggezza, ma il suo messaggio deve continuare: “
Coraggio: l’amore deve prevalere!”.
Grazie, amico fraterno, Carlo Verga:
ci impegniamo!
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