Giornata del Pensiero 2015


“Più che mai ho adesso la sensazione che per mezzo dello spirito di fratellanza degli scout, estesosi in tutto il mondo, potremo fare un primo passo verso una pace internazionale riportando un concreto risultato. Tale pace non può ottenersi con leggi, ma solo essere fondata su un reciproco sentimento di fratellanza tra popoli.” (B.-P)

Il tempo che ci è stato donato ci invita a testimoniare in ogni luogo lo spirito originario dello scautismo. Essere fratelli al di là delle appartenenze religiose, del colore della nostra pelle, delle nostre idee politiche, è ciò che più caratterizza il nostro movimento, ed in questo tempo è il modo per servire il nostro Paese e le organizzazioni internazionali che si adoperano ogni giorno per promuovere la pace in tutto il mondo. Ogni lupetto e coccinella, esploratore e guida, rover e scolta, è chiamato a vivere la fratellanza scout a scuola, nel proprio quartiere, con gli amici. I tanti stranieri che abitano il nostro paese sono nostri fratelli e meritano il nostro amore e la nostra vicinanza.

Per questa giornata del pensiero invitiamo tutti a pregare per gli stranieri che abitano il nostro quartiere, per quelli che frequentano le nostre scuole; solo con la preghiera costruiremo un mondo di pace.

Rosanna Birollo e Ferri Cormio

La Capo Guida e il Capo Scout

Giornata del Pensiero – Aprilia


Domenica 3 marzo gli scout di Aprilia celebrano la Giornata del Pensiero, ricordando il fondatore del movimento, Lord Baden Powell. Fratellanza, impegno civile e servizio al prossimo, le tematiche della giornata. Quasi 1000 (tra adulti e ragazzi) si ritroveranno ad Aprilia.

Giornata del Pensiero - Aprilia

“Continuando infatti lungo il cammino intrapreso in questi anni e dedicato ad approfondire gli obiettivi del millennio dell’ONU – spiegano gli organizzatori del raduno pontino – quest’anno il Thinking Day mondiale sarà dedicato al tema della mortalità infantile e del miglioramento della salute materna.

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I colori della pelle


I colori della pelle

Il caso Rollins v. Alabama dimostra che il colore della pelle che ciascuno di noi percepisce, oltre ad essere il risultato oggettivo di una variabile fisico-chimica, e anche il frutto, a volte avvelenato, di una variabile culturale.