Il racconto di Giulia Zamparelli, guida al Jamboree 1995
Nella mia mente ho ancora ben viva l’immagine di 4 ragazzi in maniche di camicia dai colori sgargianti: una persona delle 4 ero io, in camicia azzurra, e gli altri 3 erano, credo, ragazzi di diverse età del Belgio. Scoprii così, al 18th Jamboree, che ci sono associazioni dove la camicia dell’uniforme cambia colore in base alle branche.
Ed in effetti del mio Jam i ricordi più vivi sono tutti legati ai colori. Le camicie di cotone pesante color giallo uovo o rosso fuoco, i gonnellini scozzesi e le minigonne marroni, bandiere multicolori, variegate piume in cima a stravaganti cappelli ed una infinità di piccole tende colorate. Anche quella fu una scoperta sconvolgente: non tutti i “reparti” del mondo avevano delle tende da 8 posti, catino arancione e telone verde (le Jamboree, appunto…)!
E che dire di quelle larghe fasce monospalla piene zeppe di innumerevoli distintivi (e io che avevo tanto faticato per ottenere il mio primo brevetto che, tra l’altro, aveva ulteriormente denudando la mia spalla destra)?!
Posso definire una grande opportunità l’aver potuto partecipare ad un Jamboree: ho avuto modo di spalancare e affacciarmi da una finestra sul mondo e riempirmi i polmoni d’aria internazionale Devo dire che il motto “il futuro è adesso” per me fu profetico. Auguro ai tutti gli ambasciatori italiani in viaggio verso il Giappone un grande “spirito di unità”.