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un elite?
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chiurlox





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MessaggioInviato: Martedì 06 Mag 2008, 15:19    Oggetto: un elite? Rispondi citando

rinoceronte caparbio ha scritto:
nello scoutismo non esistono elite.
E' stato ideato apposta per abbatterle...

"Lo Scautismo vuole formare una élite,

ma una élite che si recluta nella massa

e si costituisce lentamente, con la lentezza

stessa della crescita umana"

Padre M.D. Forestier, "Scoutisme Route de liberté"
Nulla di più vero

Oggi non vi è associazione scout che non rifiuti con indignazione l’accusa di essere un movimento di élite. Anche io sarei tentato di fare altrettanto, ma è bene fare qualche distinzione.

Le élites che ci vengono proposte non riscuotono la nostra ammirazione. Molto spesso esse sono delle selezioni per talento o per professione. Sono indiffe­renti alla qualità del metallo umano. Non offrono alcuna garanzia nell’ordine dei valori umani profondi. Invece l’acquisizione da parte dell’individuo di capacità scientifiche o tecniche corrisponde a molto poco, se essa non va di pari passo con la formazione del carattere, di una coscienza e di un senso disinteressato del do­vere.
Non mi sento affatto in comunione di sentimenti con le classi sociali alte che si sono formate, da molto tempo, un mondo loro ed hanno conservato la se­colare abitudine di non avere nulla in comune con il popolo.
Non ho, infine, alcuna devozione particolare per la casta dei grandi politici e dei tecnocrati, rinchiusi sulla contemplazione della loro superiorità in­trinseca.
Il vizio che il Cristo denunciava già nella classe dei farisei è il verme che cor­rompe tutte le élites, è il peccato di orgoglio.
Noi, come scout, crediamo all’uguaglianza spirituale di tutti gli esseri umani: è un principio fondamentale del cristianesimo che non pretende né l’uguaglianza delle loro capacità, né l’uguaglianza della loro efficienza. É l’opportunità uguale offerta a tutti gli uomini e a tutte le donne di affermare personalmente il loro valore, nell’ordine dei loro fini particolari, secondo i talenti ereditari e le grazie ricevute.
La formazione data nel nostro scautismo non ha alcuna somiglianza al culto dell’orgoglio individuale o collettivo. Lo Scautismo ci propone la sobrietà, lo spirito di povertà, il senso dell’umiltà (articolo 5). Il nostro metodo ci fa condividere la cucina trappeur con i Gitani e ci obbliga a camminare a piedi con gli indigenti, i mendicanti e i «pedoni» di tutte le epoche.
Esso ci inse­gna ad accogliere ogni straniero come un uguale e come un fratello senza nessun pregiudizio di lingua, razza o nazionalità.
Nulla, quindi, ci è più estraneo dello spirito di casta. Nulla è più lontano dai nostri obiettivi dell’idea di formare una classe dirigente. Il nostro scautismo ignora il machiavellismo politico. Esso non risveglia la brama di potere. Esso rigetta, in nome del Vangelo, l’orgoglio del comando.
Il movimento Scouts è incompatibile con ogni forma di elitismo collettivo.
Ma non per questo lo scautismo deve rinunciare ad essere ciò che è: una pedagogia di ascensione.
Si predica, al giorno d’oggi, la permissività e la soppressione di certe esigenze per evitare di mettere in circolazione dei giovani che rischierebbero di essere esemplari in una società che non lo è. Ormai sono le mode che vanno a rimpiazzare i modelli. Lo scautismo ha sempre preteso di voler lavorare per innalzare la coscienza e la vita morale della gioventù. Se si mette in riga con la grande massa, ha ancora ragione di esistere?
Sono tutti gli aspetti del metodo e della vita scout che sono annullati come conseguenza di rinunciare a rendere migliori i giovani per timore di far nascere in essi una o l’altra forma di elitismo individuale. Un tale abbandono ci sembra particolarmente desolante in un’epoca nella quale lo scautismo ben compreso ap­pare come il miglior antidoto contro questa profanazione di ogni cosa che rende volgare la strada, la scuola, l’officina, l’ufficio e la televisione.
Gli Scouts e le Guide sfuggono all’avvilimento delle nostre città perché lo scautismo li mette in contatto abituale con le bellezze della creazione. Si può anche dire che al campo e sulla strada essi sono immersi in un ordine sacrale poiché sono invitati a vedere Dio ovunque presente nel mondo (articolo 6 della Legge). Ferventi pellegrini dei luoghi magnifici della vita spirituale e della storia, essi vi pongono il senso dell’onore, il rispetto della tradizione, il culto degli eroi e dei santi. Essi ricevono un’ispirazione che li invita a superare sé stessi nella donazione di sé.
Questa formazione scout e cristiana vuole tagliare fuori i giovani dal loro ambiente di vita? Gli Scouts e le Guide divengono estranei ai loro compagni di lavoro e di gioco? Sarebbe un risultato deludente.
L’aspetto più originale e più sconosciuto del metodo scout consiste precisamente nel lottare contro questo pericolo di ripiegamento, proseguendo l’educazione dei giovani come un lavoro di incarnazione nel mondo del reale.
Il campo piantato in piena natura permette agli Scouts e alle Guide di ritrovare, senza pensarci, tutte le loro radici. Esso apre loro sia le porte della natura che quelle della cultura popolare. L’esplorazione del paese costituisce la migliore disciplina per far conoscere ai giovani le collettività umane dalle quali sono nati e per dare loro il gusto di servirle.
Il nostro scautismo non ha la pretesa di creare lui stesso delle élites sociali. Il suo ruolo è di suscitare e di formare i primi della cordata, i testimoni dei valori più alti. Essi agiscono non attraverso la presa del potere, ma attraverso un irraggiamento della loro vita privata e il servizio dei loro fratelli. Infatti possono esistere popoli che aspirano a salire: tutto dipende dai modelli che vengono loro messi davanti agli occhi.
Il nostro scautismo che accoglie largamente nel suo seno ragazzi di ambienti popolari, si augura di investire nel popolo il lievito che egli forma con i giovani che gli sono affidati. È nell’ordine delle cose: il lievito non ha ragione di essere che se esso penetra nella pasta.
Ma se gli Scouts e le Guide dovessero abbandonare le loro esigenze, la loro Legge, la fierezza della fede e la loro identità cristiana nella speranza di mescolarsi più intimamente alla vita del mondo, essi cesserebbero di essere dei testimoni di Gesù Cristo.

E come dice Perig Geraud Keraod:
Il pane non lieviterebbe più.
La pasta non sarebbe più trasformata..
Una tale sconfitta sarebbe inaccettabile. Il mondo deve sapere in nome di chi i nostri giovani vogliono portargli la gioia e l'amore.
Potrebbe darsi che ci dicano: il lievito che fa lievitare il pane, il sale che nulla può rendere insipido, tutto ciò fa parte delle élites.
Noi risponderemo: allora i nostri giovani devono essere così, ma senza saperlo, come il lievito, come il sale, come il fuoco che purifica e come la rosa che si schiude al sole.
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pacio



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MessaggioInviato: Martedì 06 Mag 2008, 18:32    Oggetto: Rispondi citando

mah.....sarà.....però non ce li vedo i discepoli, o gesù stesso, avvicinarsi agli ultimi sentondosi appartenenti ad una elitè......
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rinoceronte caparbio
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MessaggioInviato: Martedì 06 Mag 2008, 19:19    Oggetto: Rispondi citando

Citazione:
Ma se gli Scouts e le Guide dovessero abbandonare le loro esigenze, la loro Legge, la fierezza della fede e la loro identità cristiana nella speranza di mescolarsi più intimamente alla vita del mondo, essi cesserebbero di essere dei testimoni di Gesù Cristo.

e coloro che non credono in gesù cristo?
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uomodelbosco





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MessaggioInviato: Mercoledì 07 Mag 2008, 07:57    Oggetto: Rispondi citando

chiurlox ha scritto:
Il nostro scautismo ignora il machiavellismo politico

Purtroppo spesso non è più così Crying or Very sad

Sul resto ti quoto!
In realtà si tratta di due scuole di pensiero, una, quella che hai citato, sostiene che lo scoutismo dovrebbe essere un "serbatoio" di elites, nel senso che dallo scoutismo dovrebbero uscire uomini e donne in grado di guidare con il loro esempio, e in questo senso sarebbero elites: cioè persone speciali in grado di cambiare a loro volta chi hanno intorno. Sale della vita. Lievito.
Altra scuola di pensiero vorrebbe invece che a tutti sia data una possibilità, per cui anche il più sciamannato deve (dovrebbe) uscire dagli Scouts migliore di come è entrato, seppure poco. Questo tipo di pensiero si sposa bene con il buonismo diffuso oggi, che vorrebbe chiunque negli Scouts, dimenticando che "lo scoutismo è per tutti, ma non tutti sono per lo scoutismo".
E' evidente che la prima opzione per essere efficace deve avere Capi di un certo spessore, mentre spesso si hanno solo Capi...

Rinoceronte, quanto citato da Chiurlox fa parte della tradizione Cristiana francofona.
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chiurlox





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MessaggioInviato: Mercoledì 07 Mag 2008, 09:48    Oggetto: Rispondi citando

pacio ha scritto:
mah.....sarà.....però non ce li vedo i discepoli, o gesù stesso, avvicinarsi agli ultimi sentondosi appartenenti ad una elitè......


Citazione:
Noi, come scout, crediamo all’uguaglianza spirituale di tutti gli esseri umani: è un principio fondamentale del cristianesimo che non pretende né l’uguaglianza delle loro capacità, né l’uguaglianza della loro efficienza. É l’opportunità uguale offerta a tutti gli uomini e a tutte le donne di affermare personalmente il loro valore, nell’ordine dei loro fini particolari, secondo i talenti ereditari e le grazie ricevute.


Pacio sbagli e anche alla grande. non un elite sociale, come intendi tu e come intende purtroppo la maggior parte della gente, dove gli ultimi non hanno spazio, ma un elite dove gli ultimi, i diseredati sono la spina dorsale...
Citazione:
Il nostro scautismo non ha la pretesa di creare lui stesso delle élites sociali. Il suo ruolo è di suscitare e di formare i primi della cordata, i testimoni dei valori più alti. Essi agiscono non attraverso la presa del potere, ma attraverso un irraggiamento della loro vita privata

"Voi siete il sale della terra...
Voi siete la luce del mondo" (Mt 5, 13.14)
Chi se non Gesù e le varie persone come S. MariaTersesa di Calcutta o le varie persone che hanno anteposto al loro profitto e al loro interesse i loro valori, sono stati i primi della cordata i testimoni dei valori chi meglio di loro non agisce attraverso il potere ma un irraggiamento della loro vita?

rinoceronte caparbio ha scritto:
Citazione:
Ma se gli Scouts e le Guide dovessero abbandonare le loro esigenze, la loro Legge, la fierezza della fede e la loro identità cristiana nella speranza di mescolarsi più intimamente alla vita del mondo, essi cesserebbero di essere dei testimoni di Gesù Cristo.

e coloro che non credono in gesù cristo?

Evidentemente non puoi testimoniare una cosa che non conosci o una cosa in cui non credi

Uomodelbosco vedo che mi hai compreso quando dici:
In realtà si tratta di due scuole di pensiero, una, quella che hai citato, sostiene che lo scoutismo dovrebbe essere un "serbatoio" di elites, nel senso che dallo scoutismo dovrebbero uscire uomini e donne in grado di guidare con il loro esempio, e in questo senso sarebbero elites: cioè persone speciali in grado di cambiare a loro volta chi hanno intorno. Sale della vita. Lievito.
Invece sono anche io sono dell'idea, che chiunque possa fare parte degli scout, e che anche il più sciammanato come dici tu o anche il più "delinquente" abbia il diritto ad una possibilità, lo scoutismo è un movimento popolare e a tutti dobbiamo dare la possibilità di poter irradiare con i fatti e non con le parole.
Ma bisogna dargliela questa possibilità.....sia come chance in senso stretto che come mezzi.
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elfo





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MessaggioInviato: Mercoledì 07 Mag 2008, 10:17    Oggetto: Rispondi citando

Posto che lo scautismo non è né Oxford, né Harvard (anche se il Metodo Scout è molto vicino al Montessori), non credo che sia né debba essere obiettivo dello scautismo formare un'élite. Deve piuttosto tirare fuori da ognuno il meglio di sé. Questo può anche significare che effettivamente alcuni uomini e donne che abbiano già una certa predisposizione possano diventare persone speciali in grado di cambiare a loro volta chi hanno intorno.

Tirare fuori il meglio di sé da una persona significa spesso ottenere dei risultati comunque straordinari, ma rapportati al singolo individuo. Vedo che dei lupetti che hanno problemi di timidezza acquistano sicurezza, lupetti con limiti mentali diventano più indipendenti, riescono a fare cose che prima non riuscivano a fare.
Io stesso che sono rientrato nello scautismo abbastanza di recente, ho riscontrato cambiamenti notevoli in me nell'arco di un paio di anni, e mi sento una persona migliore, più sicuro di me stesso.

Se poi lo scautismo in sé possa essere considerato un'élite, ebbene, penso che a suo modo lo sia, se lo intendiamo come un movimento che raccoglie persone che hanno capito che la strada verso il successo consista nell'essere sempre felici.

Voglio infine aggiungere che il titolo di questa discussione mi ha fatto sorridere. L'anno scorso una mamma, iscrivendo i suoi figli, e preventivando la spesa di iscrizione, uniforme, uscite, ecc., ebbe a dire "ma questa è un'élite", così "noi siamo un'élite" è divenuta una battuta ricorrente tra me e Akela. Smile
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uomodelbosco





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MessaggioInviato: Mercoledì 07 Mag 2008, 10:23    Oggetto: Rispondi citando

Chiurlox ha scritto:
Invece sono anche io sono dell'idea, che chiunque possa fare parte degli scout, e che anche il più sciammanato come dici tu o anche il più "delinquente" abbia il diritto ad una possibilità, lo scoutismo è un movimento popolare e a tutti dobbiamo dare la possibilità di poter irradiare con i fatti e non con le parole.
Ma bisogna dargliela questa possibilità.....sia come chance in senso stretto che come mezzi.

Sia come chance in senso stretto che come mezzi. Quoto.
Spero di non essere frainteso...con il mio post precedente non intendo dire che lo sciamannato debba essere respinto, ma che le due "ricette" sono abbastanza diverse tra di loro e che per poterle mettere insieme (quindi ottenendo dai ragazzi E l' "elite" che diventerà lievito E il piccolo/grande progresso degli altri) ci vogliono Capi con la "C" così maiuscola che è raro trovarli.
In questo sta la grande difficoltà: a Capi di piccolo spessore corrispondono ragazzi di piccolo spessore che spesso transitano per lo scoutismo senza cambiare abbastanza da cambiare le loro vite e quelle degli altri.
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paciock87



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MessaggioInviato: Mercoledì 07 Mag 2008, 11:57    Oggetto: Rispondi citando

Secondo me è una questione d'impegno, si merita di fare scoutismo chi si impegna a fare scoutismo... E i Capi devono fare di tutto perchè i ragazzi vivano quest'impegno, se non si riesce a cavare l'impegno necessario dai bimbi e sono stati utilizzati tutti i mezzi possibili allora forse è il caso di mostrare la porta d'uscita a queste persone...
E' vero che si va al passo del più lento, ma se il più lento non si impegna a migliorare forse è il caso, scusate la parola brutale ma è così, di cacciarlo... Noi non offriamo mezze esperienze, e non mi sembra giusto danneggiare la comunità per alcuni singoli...
E' un discorso che mi sta a cuore perchè più volte mi sono sentito rallentato nel fare scoutismo da persone che venivano solo per divertirsi o obbligate dalla famiglia o con mille impegni oltre lo scoutismo ed erano spesso assenti... E adesso da capobranco sto vivendo un momento in cui vedo il mio branco che non può dare del suo meglio per colpa di alcuni genitori che pensano che siamo dei babysitter e mandano i bimbi quando gli pare a loro...
Io sono il primo a scendere a compromessi con genitori iperprotettivi e paranoici, ma lo Scoutismo è un Impegno, e se non lo vivi come tale, puoi prendere tuo figlio o prendere te stesso e andare altrove... Ovviamente questo discorso fa sbollentire le persone, ma è la dura realtà...
Siamo un'elitè? Diciamo di si... Noi accettiamo tutti, ma vogliamo impegno e dedizione, se no sei fuori dal gioco...
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rinoceronte caparbio
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MessaggioInviato: Mercoledì 07 Mag 2008, 12:21    Oggetto: Rispondi citando

chiurlox ha scritto:
rinoceronte caparbio ha scritto:
chiurlox ha scritto:
Ma se gli Scouts e le Guide dovessero abbandonare le loro esigenze, la loro Legge, la fierezza della fede e la loro identità cristiana nella speranza di mescolarsi più intimamente alla vita del mondo, essi cesserebbero di essere dei testimoni di Gesù Cristo.


e coloro che non credono in gesù cristo?


Evidentemente non puoi testimoniare una cosa che non conosci o una cosa in cui non credi

il concetto è che non c'è solo lo scoutismo cattolico.

paciock87 ha scritto:
Secondo me è una questione d'impegno, si merita di fare scoutismo chi si impegna a fare scoutismo...
[...]ma vogliamo impegno e dedizione, se no sei fuori dal gioco...


chi sei tu per giudicare chi può o non può giocare allo scoutismo?
Lo scoutismo non è una meritocrazia!

E sopratutto sono ampiamente in disaccordo col concetto o ti impegni o ti boccio. Siamo a scuola? L'unica cosa che io capo posso chiedere ai ragazzi è una LORO riflessione sull'opportunità o meno che la scelta scout sia voluta o meno nella loro vita.

Lo trovo il tuo, paciock, un concetto distorto dello scoutismo. Se ho inteso bene le tue parole.
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orso1947





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MessaggioInviato: Mercoledì 07 Mag 2008, 13:52    Oggetto: Rispondi citando

Quoto in pieno chiurlox e uomodelbosco... la nostra proposta deve essere forte e vera e non un insipido e buonista volemosebene!
In un mondo che troppo spesso promuove ideali e comportamenti ben differenti dai valori propri dello scoutismo, è purtroppo evidente come questi trovino veramente terreno fertile in pochi... ma questo non penso ci autorizzi a "mirare in basso" riducendo il tiro in modo da "andare a genio ad ogni palato".
Io credo fortemente nel concetto che lo scoutimo sia per tutti ma, ahimè, non tutti siano per lo scoutismo... con una metafora che rasenta l'eresia, mi piace paragonare lo scoutismo alle caramelle all'anice... una persona le ama alla follia (il sottoscritto per esempio) o non riesce nemmeno a sopportarne l'odore. Per incrementare sensibilmente il numero di estimatori potremmo cambiare il loro gusto (al cioccolato? alla menta), MA ALLORA NON SAREBBERO PIU' CARAMELLE ALL'ANICE!!! Chi vuol intendere intenda.
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uomodelbosco





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MessaggioInviato: Mercoledì 07 Mag 2008, 14:08    Oggetto: Rispondi citando

rinoceronte caparbio ha scritto:
E sopratutto sono ampiamente in disaccordo col concetto o ti impegni o ti boccio. Siamo a scuola?

Si, siamo (dovremmo) essere a Scuola di Vita e nella vita se prendi le cose alla leggera, non ti impegni, credi che siano tutti a tua disposizone, prima o poi la paghi.
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rinoceronte caparbio
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MessaggioInviato: Mercoledì 07 Mag 2008, 14:22    Oggetto: Rispondi citando

io non ho la pretesa di essere maestro di vita dei miei ragazzi.
mi accontento di accompagnarli nella loro crescita proponendogli alcune cose, testimoniando i valori che contraddistinguono l'associazione.
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uomodelbosco





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MessaggioInviato: Mercoledì 07 Mag 2008, 15:48    Oggetto: Rispondi citando

rinoceronte caparbio ha scritto:
io non ho la pretesa di essere maestro di vita dei miei ragazzi.
mi accontento di accompagnarli nella loro crescita proponendogli alcune cose, testimoniando i valori che contraddistinguono l'associazione.

Rino, magari tu sei un Capo meraviglioso, per cui non prendere come personali le mie parole, ma rifletti: proprio in questo modo il Capo perde importanza passando da fratello maggiore ed esempio a compagno di giochi.
Il Capo non deve testimoniare nessuna associazione, ma testimoniare Valori universali, e testimoniarli in prima persona, rischiandoci la faccia, diventando umano, vincendo insieme a loro e perdendo insieme a loro.
In questo modo non "proponi alcune cose", ma giochi tutto te stesso, e nel farlo li cambi.
Se ti chiamano in piena notte perchè sono turbati, se vogliono dividere con te le loro vittorie, allora diventi il loro esempio e il loro maestro di vita.
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pacio



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MessaggioInviato: Mercoledì 07 Mag 2008, 18:25    Oggetto: Rispondi citando

credo fermamente che il concetto stesso di elitè sia profondamente lontano dalsenso del servizio: sia esso scout o altro.
chi fa servizio, chi vive il gioco non lo fa per annoverarsi nelle schiere dei "migliori". lo fa, o almeno dovrebbe, perchè fare qualcosa per gli altri fa tremendamente bene in primis a chi lo fa. il resto sono teologie e filosofie che non dovrebbero appartenerci.
ma al di là di questo, proporre il concetto o esaltare il concetto di elitè devia in modo netto la gratuità e la possibilità di sentitrsi veramente ultimi con gli ultimi. inoltre è molto, ma molto pericoloso, soprattutto di questi tempi, esaltare le forme di volontariato com un qualcosa di "elevato" rispetto alla massa, cosa che il termine stesso di elitè trasponda.
attenzione a parlare di elitè sia a dei ragazzi ( soprattutto se adolescenti ) sia anche tra adulti: travisare il concetto e farlo diventare mezzo per arrivare anche alla violenza non ci vuole molto.
i bravi ragazzi di padova si consideravano una elitè.
allora, invece di esaltarci perchè stiamo bene tra noi e ci vogliamo bene, abbassiamo il tiro e mettiamo mano con serietà alle cose che non vanno: ma senza sentirci migliori di nessuno.
mi pare che gesù stesso fosse più o meno su questa falsariga.....forse mi sbaglio, ma preferisco pensarlo come uomo tra gli uomini e non come precursore di una "elitè" di pescatori.
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rinoceronte caparbio
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MessaggioInviato: Mercoledì 07 Mag 2008, 19:41    Oggetto: Rispondi citando

Citazione:
Il Capo non deve testimoniare nessuna associazione, ma testimoniare Valori universali, e testimoniarli in prima persona, rischiandoci la faccia, diventando umano, vincendo insieme a loro e perdendo insieme a loro.

è la stessa cosa che dico io, solo che io considero i valori che propone l'agesci..
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