porcellinopacifico
Età: 64 Segno zodiacale: Registrato: 08/03/07 19:46 Messaggi: 382 Residenza: Milano
|
Inviato: Giovedì 08 Ottobre 2009, 20:00 Oggetto: STRANIERI IN CASA "NOSTRA" |
|
|
Editoriale del numero di agosto 2009 di Camminiamo Insieme. Pagg 1-2
Titolo del numero STRANIERI IN CASA "NOSTRA", titolo dell'editoriale "Una bilancia con troppi piatti"
Enrica Rigotti ha scritto: |
Quando si parla di accoglienza degli stranieri non è così facile trovare la giusta soluzione. E' come voler porre in equilibrio una bilancia a molti piatti. Su un piatto ci vanno messe le persone, dal valore indiscutibile, cariche dei loro drammi e delle loro speranze.
Hanno spesso negli occhi il riflesso di un viaggio disperato, il ricordo di una patria matrigna e l'illusione di una vita nuova. Umanamente non si può non prestare loro soccorso. Sono uomini, donne, bambini che hanno rischiato perché non hanno nulla da perdere. Sono persone. I primi inmmigrati sono arrivati perché servivano braccia per lavorare, ma assieme a quelle "braccia" sono arrivate appunto le persone, con l'aspettativa di vivere una vita normale, con la voglia di famiglia e di futuro.
Su un altro piatto va posta la legalità, tanto acclamata in genere, ma dimenticata quando si parla di immigrazione. Stupisce sentire che molti, troppi, giustificano badanti non regolari, clandestini, bimbi non registrati... Altri ancora amano gli occhiali di marca, taroccati, comperati a pochi euro da un venditore ambulante, di quelli pronti a scappare appena arrivano i vigili. Sembra che questa illegalità abbia un valore "umano". Eppure è proprio questa illegalità che permette sfruttamento, prostituzione, violenza... Accettarla vuol dire non permettere ai clandestini di vivere una vita dignitosa; vuol dire privarli del giusto riconoscimento del loro lavoro, vuol dire a vivere una vita da fuggitivi, da "sbagliati".
Su un altro piatto ci va l'informazione, a volte dai toni terroristici, altre volte superficiale. Lo straniero non può essere paragonato al cattivo, al ladro, al violentatore. Però ci sono alcune considerazioni da non sottovalutare. Innanzi tutto va tenuto presente che laddove la vita raggiunge livelli disumani, spesso si scatenano reazioni violente. Rubare per mangiare, prostituirsi per non essere picchiate, spacciare per sopravvivere diventano le soluzioni a vite vissute altrimenti sotto la soglia della sopportabilità. E questa povertà disperata appartiene maggiormente allo straniero. Va inoltre tenuto presente, soprattutto per le ragazze, che molte popolazioni hanno una concezione della donna che non tiene conto di "pari opportunità",che molte popolazioni permettono la poligamia (so che qualcuna dirà: "io non sono gelosa!)...Nel creare un legame con queste culture è opportuno essere consapevoli di chi incontriamo. Solo la consapevolezza permette di trarre da questi incontri reciproca ricchezza e non situazioni dolorose e ingestibili. Informarsi, quindi, non per discriminare ulteriormente, ma per vivere l'incontro in modo adeguato.
Su un altro piatto ci vanno i luoghi, le piazze, le vie... I pakistani si ritrovano lungo il fiume, i rumeni alla stazione, gli indiani in Piazza S.Marco... E gli Italiani? Dove si incontrano gli italiani? Si incontrano nelle loro case, davanti alla TV, oppure chiusi in locali "pubblici". Ma si arrabbiano se gli spazi esterni sono occupati da stranieri. Pronti a ribadire "questa è casa nostra", non hanno più la voglia di uscire. Hanno perso quel senso di appartenenza ad un territorio, quella "vita di paese" in cui tutti ci si conosceva e tutti ci si proteggeva a vicenda. Gli stranieri, invece, proprio in virtù della loro debolezza in terra straniera, hanno ricreato le loro comunità e trovano confronto, forza e identità in quei luoghi lasciati vuoti.
Su un altro piatto ci andrebbe il lavoro: ci si lamenta della presenza degli stranieri in tempo di crisi, ma quanti italiani sono disposti ancora a fare lavori faticosi, con orari prolungati.
Ci sarebbe la scuola... Ci sarebbe la religione...
Come si può intuire i piatti di questa bilancia sono davvero tanti. E' possibile l'equilibrio?
L'equilibrio lo si può trovare solo dentro di noi. Persone forti che sanno di appartenere ad una comunità, che hanno un'identità ed una formazione discreta, non hanno paura del confronto. A queste persone spetta l'arduo compito di ricreare comunità italiane, di ritornare ad occupare spazi pubblici, non per segnare il territorio, ma per viverlo, incontrando anche gli altri, stranieri compresi. A queste persone forti è chiesto il coraggio di non accettare situazioni di illegalità, ma di richiedere con insistenza soluzioni che permettano agli stranieri di vivere dignitosamente.
A queste persone è chiesto di informarsi correttamente, di sapere chi è il nuovo vicino di casa, ma di sapere anche chi è l'italiano. E' chiesto loro di formarsi dentro, perché è solo lì che si può creare un equilibrio nel vedere il mondo. E' chiesto di essere forti ma accoglienti: forti per non farci assorbire dagli altri, accoglienti perché fratelli. E' chiesto infine di tornare ad essere "gente di strada", che sa creare comunità di qurtiere, capace di tessere relazioni di conoscenza con i vicini, con tutti i vicini. Questa forza interna che ci permette un confronto responsabile, prudente quando sembra necessario ma accogliente quando è possibile, è una capacità che non si improvvisa: ci si deve preparare e lo si deve volere.
Agli scout è chiesto se vogliono fare parte di queste persone. |
Sicuramente una parte dell'articolo è equilibrata e condivisibile, ma francamente non mi sono piaciuti tutti i "piatti". In particolare non riesco a capire come si può affrontare in quel modo il tema dell'illegalità: la realtà, secondo me, è che le vittime, cioè gli immigrati senza permesso di soggiorno, sono stati "legalmente" fatti diventare colpevoli di qualcosa che in realtà subiscono. Questo va detto chiaramente: le badanti, colf (ma anche muratori, operai, operai agricoli ecc) che a migliaia lavorano onestamente in Italia subiscono la clandestinità e l'illegalità della loro posizione, vorrebbero essere regolarizzati, ma non gli viene permesso. E secondo l'editorialista non andrebbero tollerati: addirittura non dovremmo giustificare i "bimbi non regstrati". Vi assicuro che mi mancano le parole per commentare quella frase: forse la potrei definire "oscena" (nel senso che c'è di che vergognarsi a non giustificare un bimbo perché non registrato)
Ma quello che mi sembra peggiore è il piatto mancante: gli immigrati sono qui perché servono alla nostra economia e sono appositamente tenuti in condizioni di illegalità in maniera che non abbiano diritti e che possano essere sfruttati di più: è una forma latente di schiavitù.
L'equilibrio non può essere cercato solo all'interno di noi o nell'impegno di ognuno, che comunque è prioritario e imprescindibile, bisogna anche, in età RS mi sembra il minimo, rendersi conto che sono state promulgate, nella nostra democratica Repubblica Italiana, leggi contrarie ai valori di umanità e accoglienza che lo scautismo dovrebbe passare. Almeno a me li ha passati. |
|