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La Scelta Cristiana
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Autore Messaggio
aureliano



Età: 43
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MessaggioInviato: Venerdì 16 Marzo 2007, 22:12    Oggetto: Rispondi citando

Breve OT per tuitt:
Facci sapere come va la fusione...sono curiosissimo!
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porcellinopacifico



Età: 64
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MessaggioInviato: Venerdì 16 Marzo 2007, 23:21    Oggetto: Rispondi citando

ti ringrazio aureliano per avermi chiarito il tuo pensiero.

eppure, perdonami, non penso che la tua opinione corrisponda all'opinione di tutti i capi dell'Agesci. Ho già preso in considerazione che il patto associativo così com'è necessiterebbe, per rendere le mie proposte plausibili, di qualche ritocco: non mi ripeto.

Io volevo proporre all'agesci, e in questo forum cominciare a sondare gli animi, una proposta di apertura sul piano della fede. Non condivido questa reiterata chiusura che si nasconde dietro il patto. Perché non rispondere al merito della proposta? So anche io che il patto è quello e se voglio l'accetto e diversamente no.
Ma rilancio ancora una volta la mia proposta che vorrebbe sostanzialmente dare più libertà alle COCA che si sentono di intraprendere questa strada. A dire il vero secondo me una COCA ben disposta la trovo pure. Ma il problema è un altro. Innanzi tutto non mi piace l'ipocrisia: far finta. Come ho già detto quando partecipo a messe cattoliche io faccio la comunione (malgrado in teoria non la potrei fare) perché professo la stessa fede e sono partecipe alla comunità. Ma non la faccio di nascosto, in genere ne parlo almeno col sacerdote ed eventualmente con chi ne fosse interessato. Fino ad ora non mi è mai stata negata. E per quale motivo per ragioni di fede non potrei fare il capo?
Questo sono io. Il discorso su possibili capi atei, agnostici ecc, è leggermente diverso. Io penso che sarebbe un opportunità, non tanto numerica, ma di persone, con i loro talenti specifici che fanno servizio in una associazione cattolica pur non essendo cattolici.
Rimane la Coca la responsabile chiaramente.

LA MIA PROPOSTA È QUELLA DI DARE QUESTA POSSIBILITÀ, ALLE COCA CHE SE LA SENTONO, DI ACCOGLIERE ANCHE PERSONE NON DI FEDE CATTOLICA.

Come ho già detto deboli che siano, le motivazioni che spingono una persona a fare servizio in Agesci devono essere valutate positivamente esattamente come quelle di un cattolico. Devo anzi aggiungere che non è ragionevole pensare che, se non ci sono dei valori condivisi, un non cattolico chieda di fare servizio in un'associazione cattolica.

Il punto è che ora come ora la COCA ha le mani legate (sempre che non agisca in contrasto con il patto, ma a me personalmente sembrerebbe scorretto).
Il punto consisterebbe nell'accordare alla Coca qualche possibilità in più.
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rinoceronte caparbio
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Età: 39
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MessaggioInviato: Sabato 17 Marzo 2007, 15:07    Oggetto: Rispondi citando

Ma scusa, se già le coca possono far entrare divorziati ecc, questa libertà non c'è già?
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aureliano



Età: 43
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Residenza: Fra Bolzano e Trento...

MessaggioInviato: Sabato 17 Marzo 2007, 18:45    Oggetto: Rispondi citando

porcellinopacifico ha scritto:
ti ringrazio aureliano per avermi chiarito il tuo pensiero.

eppure, perdonami, non penso che la tua opinione corrisponda all'opinione di tutti i capi dell'Agesci. Ho già preso in considerazione che il patto associativo così com'è necessiterebbe, per rendere le mie proposte plausibili, di qualche ritocco: non mi ripeto.

Io volevo proporre all'agesci, e in questo forum cominciare a sondare gli animi, una proposta di apertura sul piano della fede. Non condivido questa reiterata chiusura che si nasconde dietro il patto. Perché non rispondere al merito della proposta? So anche io che il patto è quello e se voglio l'accetto e diversamente no.
Ma rilancio ancora una volta la mia proposta che vorrebbe sostanzialmente dare più libertà alle COCA che si sentono di intraprendere questa strada. A dire il vero secondo me una COCA ben disposta la trovo pure. Ma il problema è un altro. Innanzi tutto non mi piace l'ipocrisia: far finta. Come ho già detto quando partecipo a messe cattoliche io faccio la comunione (malgrado in teoria non la potrei fare) perché professo la stessa fede e sono partecipe alla comunità. Ma non la faccio di nascosto, in genere ne parlo almeno col sacerdote ed eventualmente con chi ne fosse interessato. Fino ad ora non mi è mai stata negata. E per quale motivo per ragioni di fede non potrei fare il capo?
Questo sono io. Il discorso su possibili capi atei, agnostici ecc, è leggermente diverso. Io penso che sarebbe un opportunità, non tanto numerica, ma di persone, con i loro talenti specifici che fanno servizio in una associazione cattolica pur non essendo cattolici.
Rimane la Coca la responsabile chiaramente.

LA MIA PROPOSTA È QUELLA DI DARE QUESTA POSSIBILITÀ, ALLE COCA CHE SE LA SENTONO, DI ACCOGLIERE ANCHE PERSONE NON DI FEDE CATTOLICA.

Come ho già detto deboli che siano, le motivazioni che spingono una persona a fare servizio in Agesci devono essere valutate positivamente esattamente come quelle di un cattolico. Devo anzi aggiungere che non è ragionevole pensare che, se non ci sono dei valori condivisi, un non cattolico chieda di fare servizio in un'associazione cattolica.

Il punto è che ora come ora la COCA ha le mani legate (sempre che non agisca in contrasto con il patto, ma a me personalmente sembrerebbe scorretto).
Il punto consisterebbe nell'accordare alla Coca qualche possibilità in più.



Il punto è: ma perché?

Scusa porcellinopacifico, ma evidentemente ho una mentalità più chiusa di quello che pensavo (oppure non ho capito cosa intendi dire)

Mio fratello è in un Vespa Club. Perché ha una Vespa.
Avesse chennesso una Ducati, non entrerebbe nel Vespa Club.
Ora (proseguendo in questo esempio idiota...), se entrasse un giorno nella sede del Club dicendo: "ué perché da oggi non cambiamo...facciamo entrare anche chi non ha una Vespa ma ha il Califfone), la domanda che tutti dovrebbero porsi è: "ma perché? Così non saremmo più un Vespa club"...
Ora, al di là dell'idiozia dell'esempio:
Siamo in un' Associazione Guide e Scout CATTOLICI italiani.
La particolarità dell'Agesci (cioé ciò che la distingue da altre associazioni scout senza entrare nel merito di cosa sia meglio e cosa peggio) è proprio nel fatto che è un'associazione di Guide e Scouts CATTOLICI.
Cambiare il Patto Associativo? Ma perché? Allora non saremmo più AgesCi...

Ci sono altre realtà sicuramente più aperte di noi...perché non approfittarne??
Vuoi fare scoutismo senza essere cattolico? Vai in un'altra associazione...in Italia ce ne sono una trentina (fra riconosciute e non...).

Piccolo OT:
Spesso in questi casi si dice che c'è il CNGEI, ma troppe poche volte si fa notare a chi vuole fare il Capo Agesci solo per realizzare la sua vocazione cattolica (ma senza avere una vocazione "scoutistica") che ci sono altre associazioni non scout di educazione cattolica (tipo A.C.)...carenza di Capi? Ma se siamo l'Associazione scoutistica fra le più numerose d'Europa...
Fine OT
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aureliano



Età: 43
Segno zodiacale: Gemelli
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Residenza: Fra Bolzano e Trento...

MessaggioInviato: Sabato 17 Marzo 2007, 18:56    Oggetto: Rispondi citando

Aggiungo:

non voglio ripararmi/proteggermi dietro al Patto od alla famigerata "C" di A.g.e.s.c.i....però non riesco veramente a capire perché cambiare il Patto per venire incontro ad un'esigenza che secondo me non esiste.Ma non dico che non esiste perché solo io non la sento...parlando con molti amici scout di Gruppi o Regioni diverse io non ho mai avvertito questa questione come una priorità. Magari tu la senti e magari io mi sbaglio, ma non credo che questa esigenza sia una cosa così diffusa.
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porcellinopacifico



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MessaggioInviato: Sabato 17 Marzo 2007, 21:20    Oggetto: Rispondi citando

Aureliano caro perché cosa?

Perché uno vorrebbe fare servizio educativo in un'associazione di sout cattolici pur non essendo cattolico?


porcellinopacifico ha scritto:


perché un ateo, o agnostico (o così dubbioso che...) dovrebbe chiedere di entrare a far servizio in un'associazione scout cattolica? Secondo me i motivi principali potrebbero essere:
1 - Una ragazza o un ragazza che le/gli piacciono (che male c'é?). Credo che questo sia un motivo validissimo.
2 - Per la sua storia. Magari ha partecipato al branco e/o al reparto e/o al clan, ha ancora amici e, come tanti di noi, è affascinato dal metodo scout che è parte della sua vita: la sua comunità è questa anche se non crede.
3 - Perchè ha un amico/a che gliene ha parlato e gli sembra un bel modo per cercare anche lui di impegnarsi in qualcosa di serio che ne valga la pena.

Nel secondo caso, e qui parlo per esperienza diretta, perché un capo cristiano credente e praticante ma di un'altra chiesa cristiana chiederebbe di fare servizio in un'associazione scout cattolica?
Oltre a tutte le possibili ragioni esposte sopra, in questo caso si può aggiungere la fede. Io sono credente, praticante e anche impegnato in una chiesa cristiana non cattolica: la mia fede è riassunta nello stesso credo che tu professi a messa. Se partecipo a una cerimonia religiosa cattolica, ad esempio matrimoni di amici e parenti o messe scout ecc., io faccio la comunione non di nascosto (perché in genere faccio presente al celebrante la cosa anche per questione di correttezza) per il semplice motivo che mi sento parte della comunità. Quando ho deciso di fare vivere ai miei figli questa meravigliosa avventura che io stesso e mia moglie avevamo vissuto a nostra volta, ci siamo, effettivamente posti la questione se iscriverli in Agesci o al CNGEI. La nostra scelta, ti assicuro alquanto meditata, è caduta sull'Agesci anche per la proposta di fede. Ora secondo te io non avrei motivazioni sufficienti per chiedere di fare il capo in Agesci? Ho ricevuto moltissimo da lupetto, esploratore, novizio, rover e poi capo. La mia esperienza comprende solo le branche E/G e R/S e sicuramente dovrei aggiornarmi, perché il brevetto di capo l'ho preso ben più di 20 anni fa. La testimonianza della mia fede è sicuramente diversa dalla tua, ma non poi così tanto come si pensa. Un mio amico, anzi il mio aiuto che è stato capo reparto dopo di me, una volta sosteneva che la C avrebbe dovuto significare cristiani e non cattolici (lui è un cattolico convintissimo).


Mi hanno già risposto che trovano deboli le mie motivazioni.

Innanzi tutto sono oneste. Penso che moltissimi credenti possono riconoscersi in queste motivazioni. Io a mio tempo avevo fatto richiesta di entrare in COCA proprio per la mia storia di lupetto ecc.


Io penso che non siano così deboli perché parlo di amore, di storia personale, di amicizia, di fede: che cosa volete di più?

Per quanto riguarda l'esigenza: essa esiste: Non facendo parte di una agenzia demoscopica non so dirti quanto numericamente essa possa incidere, ma ti assicuro che in alcune, forse limitate, realtà è piuttosto pesante.


P.S. ma ti sembra normale paragonare il vespa club a una associazione di cattolici? (a parte che potrei stare al gioco, per tua ahime sfortuna ho testimoni e il PRA, le uniche moto che nella mia vita ho posseduto sono un ducati scrambler 350 e una vespa 150 e per cui potrei a buon diritto far parte di entrambe le associazioni...)
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Barboncino





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MessaggioInviato: Sabato 17 Marzo 2007, 22:13    Oggetto: Rispondi citando

Cari, seguo da qualche giorno il vostro dibattito sulla possibilità o meno di accogliere capi non credenti o cristiani, ma non cattolici, o -myGod!- divorziati, seppur cattolici, nelle vostre Co.Ca. e unità. Leggo e cresce in me una sentimento di malinconia e il presagio che la bella avventura dello scoutismo AGESCI non avrà lunga vita, purtroppo! Lo spirito di avventura langue in molti degli interventi che ho letto; avventura non solo fuori, nei boschi, ma anche tra le persone diverse che si incontrano e che, magari, condividono con me una parte della loro vita, l’interesse per il servizio educativo, una stessa concezione solidale, aperta e generosa di dedicare una buona fetta dl proprio tempo agli altri. Magari divertendosi. Perché una Co.Ca. di cattolici non potrebbe aprirsi a persone adulte diverse da loro, ma simili nello spirito di servizio e nella visione generosa del vivere? I singoli individui di quella Co.Ca. sarebbero forse meno cattolici? O avrebbero paura che il capo “diverso” potrebbe compiere chissà quale corruzione contaminazione del retto sviluppo dei fanciulli? Perché dei cattolici in una associazione di cattolici (mi pare che la C di AGESCI significhi ancora “cattolici”, cioé tante persone, individui cattolici, che fanno un patto e fondano un’associazione) devono essere i rappresentanti della Chiesa cattolica e non di se stessi e della loro coscienza di fronte ai propri simili e al Padreterno? Io credo che ciò che si chiude rischia di morire e atrofizzarsi, rischia di non stare al passo con i tempi difficili in cui viviamo e le loro terribili sfide.

P.S. Mi chiamo Barboncino (forma abbreviata di un lunghissimo totem), ma sono una donna, di mezza età, capo AGESCI di vent’anni fa, madre di due guide.
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aureliano



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MessaggioInviato: Domenica 18 Marzo 2007, 19:01    Oggetto: Rispondi citando

porcellinopacifico ha scritto:
Aureliano caro perché cosa?

Perché uno vorrebbe fare servizio educativo in un'associazione di sout cattolici pur non essendo cattolico?


porcellinopacifico ha scritto:


perché un ateo, o agnostico (o così dubbioso che...) dovrebbe chiedere di entrare a far servizio in un'associazione scout cattolica? Secondo me i motivi principali potrebbero essere:
1 - Una ragazza o un ragazza che le/gli piacciono (che male c'é?). Credo che questo sia un motivo validissimo.
2 - Per la sua storia. Magari ha partecipato al branco e/o al reparto e/o al clan, ha ancora amici e, come tanti di noi, è affascinato dal metodo scout che è parte della sua vita: la sua comunità è questa anche se non crede.
3 - Perchè ha un amico/a che gliene ha parlato e gli sembra un bel modo per cercare anche lui di impegnarsi in qualcosa di serio che ne valga la pena.

Nel secondo caso, e qui parlo per esperienza diretta, perché un capo cristiano credente e praticante ma di un'altra chiesa cristiana chiederebbe di fare servizio in un'associazione scout cattolica?
Oltre a tutte le possibili ragioni esposte sopra, in questo caso si può aggiungere la fede. Io sono credente, praticante e anche impegnato in una chiesa cristiana non cattolica: la mia fede è riassunta nello stesso credo che tu professi a messa. Se partecipo a una cerimonia religiosa cattolica, ad esempio matrimoni di amici e parenti o messe scout ecc., io faccio la comunione non di nascosto (perché in genere faccio presente al celebrante la cosa anche per questione di correttezza) per il semplice motivo che mi sento parte della comunità. Quando ho deciso di fare vivere ai miei figli questa meravigliosa avventura che io stesso e mia moglie avevamo vissuto a nostra volta, ci siamo, effettivamente posti la questione se iscriverli in Agesci o al CNGEI. La nostra scelta, ti assicuro alquanto meditata, è caduta sull'Agesci anche per la proposta di fede. Ora secondo te io non avrei motivazioni sufficienti per chiedere di fare il capo in Agesci? Ho ricevuto moltissimo da lupetto, esploratore, novizio, rover e poi capo. La mia esperienza comprende solo le branche E/G e R/S e sicuramente dovrei aggiornarmi, perché il brevetto di capo l'ho preso ben più di 20 anni fa. La testimonianza della mia fede è sicuramente diversa dalla tua, ma non poi così tanto come si pensa. Un mio amico, anzi il mio aiuto che è stato capo reparto dopo di me, una volta sosteneva che la C avrebbe dovuto significare cristiani e non cattolici (lui è un cattolico convintissimo).


Mi hanno già risposto che trovano deboli le mie motivazioni.

Innanzi tutto sono oneste. Penso che moltissimi credenti possono riconoscersi in queste motivazioni. Io a mio tempo avevo fatto richiesta di entrare in COCA proprio per la mia storia di lupetto ecc.


Io penso che non siano così deboli perché parlo di amore, di storia personale, di amicizia, di fede: che cosa volete di più?

Per quanto riguarda l'esigenza: essa esiste: Non facendo parte di una agenzia demoscopica non so dirti quanto numericamente essa possa incidere, ma ti assicuro che in alcune, forse limitate, realtà è piuttosto pesante.



Non penso siano motivazioni deboli, anzi...
Tuttavia il punto centrale è:
può un Capo che dev'essere da esempio per i ragazzi rappresentare la Chiesa non facendone parte?
Non ho dubbi che possa essere un buon Capo, ma è in grado di essere l'esempio del Buon Cristiano (in realtà del Buon Cattolico)?
Anche lasciando da parte il famigerato Patto, secondo me la risposta è no, perché non riuscirebbe -a mio parere- ad essere coerente con/rappresentare la Chiesa.

Poi chiaro che anche -ahimé- moltissimi capi dell'Associazione in realtà non sono adatti...ma questo è un altro discorso...

Citazione:
P.S. ma ti sembra normale paragonare il vespa club a una associazione di cattolici?

Certo che no...l'ho detto che era un esempio idiota, serviva solo per cercare di fare un paragone.Rolling Eyes

Citazione:
a parte che potrei stare al gioco, per tua ahime sfortuna ho testimoni e il PRA, le uniche moto che nella mia vita ho posseduto sono un ducati scrambler 350 e una vespa 150 e per cui potrei a buon diritto far parte di entrambe le associazioni...)


Wow con tutti gli esempi che potevo fare ho scelto il peggiore!!...
Very Happy Very Happy


Comunque la discussione mi sta prendendo abbastanza...

Il mio ideale di scoutismo è quella di varie associazioni che non si differenziano in base alla confessione religiosa: in realtà se uno vuole rispondere alla sua vocazione può farlo in qualsiasi associazione....
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porcellinopacifico



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MessaggioInviato: Domenica 18 Marzo 2007, 20:05    Oggetto: Rispondi citando

aureliano ha scritto:
Il mio ideale di scoutismo è quella di varie associazioni che non si differenziano in base alla confessione religiosa: in realtà se uno vuole rispondere alla sua vocazione può farlo in qualsiasi associazione....


Ti potresti spiegare meglio per favore. La cosa potrebbe piacere anche a me, ma bisogna vedere in che modo viene proposta e attuata.
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aureliano



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MessaggioInviato: Domenica 18 Marzo 2007, 20:16    Oggetto: Rispondi citando

In realtà è un argomento trito e ritrito, anche su questo forum (mi pare).
Io credo nello scoutismo, sono cattolico con una vocazione di fare l'educatore, ergo non ho alcun problema a stare in Agesci ed a fare scoutismo cattolico (insomma prendo 2 piccioni con una fava).

Tuttavia, ultimamente mi chiedo se non sarebbe più...non so come dire...forse più fedele alla sua "mission", se nello scoutismo non esistessero associazioni confessionali
. Sia ben chiaro: me lo sto chiedendo, la mia risposta non è ancora del tutto negativa o positiva:

Citazione:
Il mio ideale di scoutismo è quella di varie associazioni che non si differenziano in base alla confessione religiosa: in realtà se uno vuole rispondere alla sua vocazione può farlo in qualsiasi associazione....


in realtà ci sto ancora riflettendo su, l'autocitazione qui sopra è l'effetto di un po' di confusione che ho sull'argomento....

Ma qui si va OT...magari se l'argomento interessa si può aprire un topic apposito...
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porcellinopacifico



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MessaggioInviato: Domenica 18 Marzo 2007, 20:30    Oggetto: Rispondi citando

Personalmete non penso sia veramente OT. Sì effettivamente stiamo parlando di scelta cristiana. Ma a dire il vero il punto è proprio questo: se è necessario per testimoniare la propria fede, cristiana cattolica o altra, che un'associazione scout sia rigidamente confessionale o meno. Se io ho iscritto in un branco Agesci i miei figli, come ho già detto, è stato perché ci tenevo comunque a una testimonianza di fede cristiana, anche se parzialmente diversa dalla mia, anche all'interno delle attività scout.

Sarebbe bello sentire se e come la cosa viene vissuta da associazioni aconfessionali CNGEI in testa.

Io in materia sono del tutto ignorante.
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porcellinopacifico



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MessaggioInviato: Mercoledì 21 Marzo 2007, 13:12    Oggetto: Rispondi citando

Qualcuno mi chiede che cosa diavolo vado cercando.
Vuoi fare scautismo in un associazione laica? C’è il Gei!
Vuoi fare scautismo in un associazione religiosa cristiana? C’è l’Agesci o l’Fse!
Altrimenti fondati la tua associazione, nessuno te lo impedisce.
Da un certo punto di vista potrei rivolgermi al Gei da altri punti di vista all’agesci. Se ho deciso di rivolgermi all’Agesci, oltre che per la mia storia da lupetto a capo in questa associazione, è proprio per la scelta cristiana, o forse anche per una scelta spirituale che sia aperta alla testimonianza di fede, cosa che è assente nel Gei. O almeno così a me sembra. Dal PROGETTO DI FORMAZIONE SPIRITUALE del C.N.G.E.I., documento di 28 pagine con molti spunti interessanti, ho estrapolato un paio di paragrafi, giusto per porre in evidenza ciò che non trovo.

Se il Capo Unità ha ben compreso cosa si intende per formazione spirituale e ha fatto proprio il concetto di spiritualità del C.N.G.E.I. non gli sarà difficile rendersi conto che la formazione spirituale fa parte di tutto il discorso formativo che egli sta svolgendo con tutti i ragazzi della sua Unità. Discorso che non va confuso con i momenti dedicati, da alcuni, alle pratiche religiose (S. Messa, il pregare, ecc.) che sono momenti che riguardano i singoli e non l’attività scout.
Evitiamo l’errore di considerare destinatari di formazione spirituale solo i ragazzi che non vanno a Messa, o di pensare che, se tutti vanno a Messa, non ci sia bisogno di occuparsi di formazione spirituale. Si tratta, ripetiamo, di cose ben diverse.
(pag. 7, 2¦ colonna, righe 19-26)
http://www.cngei.it/supporti/pdf/spiritualita.pdf

In queste poche righe viene evidenziato come nel Gei venga sì proposta una formazione spirituale degna di interesse, ma i momenti “dedicati alle pratiche religiose” (espressione che tra l’altro trovo orrenda) “riguardano i singoli e non l’attività scout”. Scelta rispettabilissima, ma che sembra segnare un confine tra la vita di fede e la crescita educativa che personalmente non condivido.

Al gruppo, Agesci, di cui fan parte i miei figli proposi, qualche anno fa, di organizzare qualche attività che potesse venire incontro alle diverse sensibilità di fede presenti nel gruppo stesso: come se fossero dei momenti ecumenici interni. Per l’organizzazione di tale attività mi ero pure reso disponibile. Alcuni capi sembravano interessati alla cosa, ma poi non se ne fece nulla. Non ho ritenuto opportuno insistere. Non ritengo che la mia proposta sia mai stata cassata, penso semplicemente che sia finita nel dimenticatoio. Le urgenze e i problemi erano e sono altri.

Eppure rimango convinto che vivere la dimensione spirituale e di fede condividendo approcci ed esperienze differenti potrebbe risultare arricchente per tutti.

Se all’interno dell’Agesci protessero entrare non solo capi cattolici DOCG, credo che tutti potrebbero trovare nuove occasioni di crescita e confronto.

A me è stato chiesto per quale motivo un aspirante capo non cattolico dovrebbe far richiesta di entrare in una COCA Agesci. Ma io rivolto la domando, che scopo avrebbe un adulto o un giovane diversamente credente o non credente di entrare nell’Agesci se non ne condividesse i valori fondamentali? Da quel che mi ricordo, fare il capo è bello, appassionante, coinvolgente tutto quello che volete, ma anche molto impegnativo.

Quella che chiedo è una possibilità, un’apertura, non certo un obbligo.
È chiaro che alla fine è la Coca che decide, ma se l’indirizzo generale dell’associazione è:
No ai non cattolici (o ai non credenti), per parlare di questo topic, e no a omosessuali e divorziati , giusto per fare due altri esempi, be’ la Coca ha le mani piuttosto legate. O prende decisioni in netto contrasto con le direttive associative, ma non mi sembra una buona idea.
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aureliano



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MessaggioInviato: Mercoledì 21 Marzo 2007, 13:36    Oggetto: Rispondi citando

porcellinopacifico ha scritto:
Qualcuno mi chiede che cosa diavolo vado cercando.
Vuoi fare scautismo in un associazione laica? C’è il Gei!
Vuoi fare scautismo in un associazione religiosa cristiana? C’è l’Agesci o l’Fse!
Altrimenti fondati la tua associazione, nessuno te lo impedisce.


Sì, praticamente è quello che mi sono chiesto anch'io...

Citazione:

"Se il Capo Unità ha ben compreso cosa si intende per formazione spirituale e ha fatto proprio il concetto di spiritualità del C.N.G.E.I. non gli sarà difficile rendersi conto che la formazione spirituale fa parte di tutto il discorso formativo che egli sta svolgendo con tutti i ragazzi della sua Unità. Discorso che non va confuso con i momenti dedicati, da alcuni, alle pratiche religiose (S. Messa, il pregare, ecc.) che sono momenti che riguardano i singoli e non l’attività scout.
Evitiamo l’errore di considerare destinatari di formazione spirituale solo i ragazzi che non vanno a Messa, o di pensare che, se tutti vanno a Messa, non ci sia bisogno di occuparsi di formazione spirituale. Si tratta, ripetiamo, di cose ben diverse. (pag. 7, 2¦ colonna, righe 19-26"
In queste poche righe viene evidenziato come nel Gei venga sì proposta una formazione spirituale degna di interesse, ma i momenti “dedicati alle pratiche religiose” (espressione che tra l’altro trovo orrenda) “riguardano i singoli e non l’attività scout”. Scelta rispettabilissima, ma che sembra segnare un confine tra la vita di fede e la crescita educativa che personalmente non condivido.


Secondo me il confine non è così netto.
Si fa un percorso spirituale con i ragazzi, poi ognuno lo "sviluppa" nelle sue specifiche pratiche religiose.
Dal punto di vista pratico faccio fatica ad immaginare, per esempio, un Reparto che gestisce le attività come dici tu:

Citazione:
attività che potesse venire incontro alle diverse sensibilità di fede presenti nel gruppo stesso: come se fossero dei momenti ecumenici interni. Per l’organizzazione di tale attività mi ero pure reso disponibile.


O forse la differenza sta nel fatto che la tua frase esatta era

Citazione:
organizzare qualche attività che potesse venire incontro alle diverse sensibilità di fede presenti nel gruppo stesso: come se fossero dei momenti ecumenici interni. Per l’organizzazione di tale attività mi ero pure reso disponibile.


Se si tratta di organizzare qualche volta qualche attività del genere non ci trovo nulla di male (purché, ovviamente, ci sia una certa progettualità dietro); ma sono contrario a farlo diventare la normalità all'interno dell'Associazione.
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uomodelbosco





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MessaggioInviato: Mercoledì 21 Marzo 2007, 14:08    Oggetto: Rispondi citando

Barboncino,
Direi che lo Scoutismo ti manca Smile [/quote]
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porcellinopacifico



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MessaggioInviato: Mercoledì 21 Marzo 2007, 16:35    Oggetto: Rispondi citando

Per quanto riguarda la mia proposta di attività che potesse venire incontro alle diverse sensibilità di fede presenti nel gruppo stesso: come se fossero dei momenti ecumenici interni
aureliano ha scritto:
ma sono contrario a farlo diventare la normalità all'interno dell'Associazione

Di che cosa hai paura?

credo che aureliano voglia spingermi verso il Gei, di cui condivido molto ma che ritengo limitativo nella proposta di fede, nel senso che, credo che la limiti al privato, a me questo sta molto bene in ambito pubblico, tipo a scuola, ma credo che una proposta scout possa, ovviamente non è obbligatorio anche fare una proposta di fede. Altrimenti che senso avrebbe l'agesci? Passiamo tutti al Gei e poi andiamo a messa.
aureliano ha scritto:
Secondo me il confine non è così netto.
Si fa un percorso spirituale con i ragazzi, poi ognuno lo "sviluppa" nelle sue specifiche pratiche religiose.


Avevo già chiesto di delucidarmi sul GEI. Io ne so veramente poco e soprattutto non ne ho esperienza, quindi è ovvio che posso sbagliarmi.
L'impressione che ricavo dalla lettura delle parole: i momenti “dedicati alle pratiche religiose” “riguardano i singoli", mi sta benissimo in ambito sociale, tipo scuola pubblica, ma "nell’attività scout” io vedo ben inseribili momenti di preghiera e anche liturgici diversi dai miei, in condivisioni con differenti modi di vivere la proria fede.
Mi trovo d'accordo con il patto associativo agesci, laddove leggo che il metodo scout attribuisce importanza a tutte le componenti essenziali della persona e più avanti la Comunità Capi propone in modo esplicito ai ragazzi, con il metodo e la spiritualità che caratterizzano lo scautismo, l'annuncio di Cristo.
Penso cioè che annunciare Cristo sia possibile e consigliabile anche e proprio, non esclusivamente certo, attraverso il metodo scout.


aureliano ha scritto:
Dal punto di vista pratico faccio fatica ad immaginare, per esempio, un Reparto che gestisce le attività come dici tu:

Per quanto concerne i momenti di preghiera non liturgici, penso che il problema sia limitato, o forse addirittura non sussista.
Cerimonie liturgiche comuni si possono studiare, non sono così impossibili, e poi ci possono essere anche momenti diversificati come accade nei gruppi GEI.
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