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Autore |
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Marm
Età: 43 Segno zodiacale: Registrato: 15/02/10 15:36 Messaggi: 984 Residenza: Veneto
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Inviato: Mercoledì 15 Febbraio 2012, 21:38 Oggetto: Il progetto del capo |
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Mi è stato inviata una trascrizione dell'intervento di Maria Baldo a un recente Consiglio di Zona. Quale sia esattamente il ruolo di Maria Baldo non l'ho ancora scoperto, ma pare svolga una certa attività a livello formativo, partecipando a incontri e scrivendo per la stampa associativa.
Riporto qui di seguito la trascrizione.
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Il Progetto del Capo deve muovere il Capo, deve provocare un CAMBIAMENTO.
Ma a che livello? Il cambiamento può essere a vari livelli:
- LE COSE DA SAPERE, ciò che ha a che fare con la logica razionale.
Esempio: imparare i manuali, leggere delle cose.
È questo il cambiamento che cerchiamo? NO, imparare delle cose non provoca reale cambiamento.
- I SENTIMENTI, ciò che ha a che fare con la dimensione emotivo-affettiva.
È questo il cambiamento che cerchiamo? NO, questo livello può e deve essere una porta di accesso, ma un cambiamento a questo livello è troppo poco.
- IL FARE, ciò che ha a che fare con la dimensione conativa, operativa.
È questo il cambiamento che cerchiamo? NO, è troppo poco
Questi 3 livelli possono essere messi in relazione con TESTA (le cose da sapere), CUORE o PANCIA (i sentimenti) e MANI (il fare).
Per provocare un vero cambiamento bisogna lavorare su tutte e tre le dimensioni, su tutta la persona: bisogna lavorare con TESTA, CUORE (PANCIA) e MANI!
Il Progetto del Capo lavora nell’ambito della formazione permanente (è lo strumento principale della formazione permanente in AGESCI).
Il Progetto del Capo, il cambiamento che deve portare, ha a che fare con l’IDENTITÀ della persona, l’identità del Capo.
IDENTITÀ:
- chi sono
- cosa faccio
- cosa sono chiamato a fare
- quali sono le mie paure
- quali sono le mie necessità, ecc.
quando lo scopro devo fare mie queste cose, altrimenti non serve a niente.
Più il Capo si struttura, definisce la sua identità, più migliorerà il suo servizio.
I processi di cambiamento hanno bisogno di motivazioni e sono complessi.
Il cambiamento deve venire dall’interno (la spinta deve venire dall’interno, non posso cambiare per accontentare qualcuno o perché qualcuno mi ha detto di farlo e io non ne sono convinto).
Cos’è che fa scattare in me la molla che provoca un cambiamento? Il cambiamento nasce da un’esperienza, da un qualche cosa che io vivo:
- l’esperienza grandiosa di avere affidati dei ragazzi da educare
- l’esperienza di un campo di formazione
- un’esperienza di vita forte
- un campo, un’uscita
- la vita di CoCa
Bisogna però avere il tempo di rileggere l’esperienza.
Questa cosa (aiutare a rileggere l’esperienza, trovare il tempo per rileggere l’esperienza) è ciò che dovrebbe fare la Comunità Capi.
Rileggere l’esperienza: quello che entra nel cuore (passando per le mani o i piedi) deve essere rielaborato dalla testa e uscire di nuovo dalle mani
Tutto ciò contribuisce a costruire l’identità del Capo.
Le RELAZIONI dei CAPI
- RELAZIONE EDUCATIVA:
- Tratto esperienziale: chiede che ci sia un’esperienza condivisa, il Capo come compagno di viaggio
- Tratto iniziatico: saper condurre alla soglia di esperienze importanti per poi ritirarsi
- Tratto profetico: prevede la capacità di leggere nel cuore di una persona
- RELAZIONE CON SÉ STESSI
- RELAZIONE CON GLI ALTRI
- RELAZIONE CON LA REALTÀ, CON L’AMBIENTE, CON IL MIO COMPITO NELLA VITA
- RELAZIONE CON DIO
- RELAZIONE CON IL TEMPO (PASSATO, PRESENTE E FUTURO)
Le idee per il Progetto del Capo le pesco dalle mie relazioni: sono “cose” da sistemare nella mia identità personale che noto nelle mie relazioni.
Perché il Progetto del Capo?
Vivere una dimensione progettuale è una scelta fatta dalla nostra associazione che si realizza per i capi con questo strumento.
Ha senso dal punto di vista “antropologico” (vedi tutto ciò che è stato scritto fin qua)
Ha senso anche dal punto di vista “biblico”: vedi Luca, 4, 16-21 dove troviamo il “Progetto del Capo” di Gesù:
Si recò a Nazaret, dove era stato allevato; ed entrò, secondo il suo solito, di sabato nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; apertolo trovò il passo dove era scritto:
Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha consacrato con l'unzione, e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio,
per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista;
per rimettere in libertà gli oppressi, e predicare un anno di grazia del Signore.
Poi arrotolò il volume, lo consegnò all'inserviente e sedette.
Gli occhi di tutti nella sinagoga stavano fissi sopra di lui.
Allora cominciò a dire: «Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi».
Cerchiamo di capire cosa ha a che fare tutto ciò con il Progetto del Capo:
Gesù è appena stato nel deserto, un deserto un po’ più lunghetto di quello che facciamo noi quando abbiamo bisogno di fermarci per riflettere, pregare o per un po’ di introspezione.
Dopo aver ascoltato il Padre, sé stesso, gli altri e il suo tempo, torna a casa (Nazaret), entra nella sinagoga e chiede il rotolo delle scritture.
All’epoca non esisteva la messa (eh eh), ma era abituale per un adulto (e Gesù, che aveva compiuto 12 anni, era adulto per i canoni di allora) chiedere le scritture per leggerle e commentarle.
Gesù sceglie Isaia e non a caso, perché sceglie il passo dove annuncia il messia.
In questo modo si annuncia, annuncia il suo progetto.
Si mette in relazione e in ascolto e la sua relazione è estesa nel tempo e aperta al futuro.
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Riporto anche l'articolo 47 del regolamento AGESCI 2010:
Citazione: |
Art. 47 - Il Progetto del Capo
Il Progetto del Capo aiuta il socio adulto ad orientarsi e progettarsi nel percorso di formazione permanente e, esplicitandone le esigenze formative, diventa elemento utile anche alla programmazione della vita di Comunità capi e alla progettazione nelle strutture associative (Zona e Regione).
Il Progetto del Capo è lo strumento che aiuta ciascun socio adulto a rendere attiva e qualificata la sua partecipazione alla vita di Comunità capi, concorrendo così alla realizzazione del Progetto Educativo.
Con esso ogni membro di una Comunità capi, alla luce delle scelte del Patto Associativo e confrontandosi con gli obiettivi del Progetto Educativo, individua le proprie esigenze formative e gli obiettivi personali, per contribuire efficacemente alla realizzazione degli impegni di servizio individuati dalla Comunità capi.
Gli ambiti essenziali da approfondire sono:
• la competenza metodologica;
• la vita di fede;
• la responsabilità sociale e politica;
• l’adeguatezza al compito ed al ruolo di educatore.
Questi contenuti, che trovano il loro fondamento nel Patto Associativo, sono contestualizzati ed incarnati nella quotidianità del servizio dalla Comunità capi.
Il Progetto del Capo è uno strumento rivolto a tutti i soci adulti, fin dal loro ingresso in Comunità capi.
La Comunità capi è luogo di progettazione, gestione, verifica del Progetto del Capo; ad essa spetta il compito di stabilirne le modalità di stesura e di verifica, modellandolo in funzione delle proprie esigenze e di quelle dei suoi membri. |
Adesso, non è la prima volta che sento parlare del progetto del capo, penso che ai campi di formazione sia abbastanza facile che venga trattato. Io ricordo di averne sentito parlare come uno strumento pratico per migliorarsi nel proprio ruolo di capo, da non confondere con un progetto di vita. E come sta scritto nel regolamento, deve avere un legame stretto con il progetto educativo, perché con il progetto del capo la Co.Ca. cerca di garantire che tale cammino possa essere compiuto. Un punto fondamentale, per quanto possa sembrare una mera questione logistica di poco valore nell'ambito della crescita del capo, è sua disponibilità negli anni. Se il progetto educativo dura tre anni, l'ideale sarebbe una disponibilità dei capi per 3 anni, poi si fa quel che si può...
Spesso la Co.Ca. si trova a operare in uno stato emergenziale, cercando di incastrare i capi nelle varie branche in modo da rispettare il regolamento per poter censire le varie unità, ma nel momento in cui si formano gli staff, il progetto del capo dei singoli dovrebbe essere preso nella massima considerazione per consentirne una programmazione volta al futuro, cercando di far maturare i capi perché possano poi rivestire un ruolo da capi unità, prevedendo anche i tempi per la partecipazione ai campi di formazione.
L'ideale sarebbe scrivere gli impegni presi e appenderli nella sede di comunità capi, sempre che esista, di modo da mantenerli sempre presenti a tutta la comunità.
Come scritto in quel che ho riportato dell'intervento di Maria Baldo, la spinta al cambiamento deve provenire dall'interno, ma penso che la condivisione nella comunità, il sentirsi obbligati a rispettare l'impegno preso sia imprescindibile da questo strumento.
Mi sorprende poi che non sia mai stata riportata la "correzione fraterna", deve sempre accompagnare l'introspezione per vedersi con gli occhi degli altri, per evitare di essere troppo teneri o addirittura troppo critici con se stessi.
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Aggiornamento
Maria Baldo è una Formatrice, solitamente nei CFA.
Ha scritto dei pezzi importanti di alcuni manuali, tra i quali il manuale del capogruppo e scrive spesso su proposta educativa.
La correzione fraterna è stata nominata più volte durante l'incontro, ma è mancato il tempo di affrontarla come meriterebbe. |
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Michele
Registrato: 25/10/07 15:03 Messaggi: 130
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Inviato: Giovedì 29 Marzo 2012, 16:51 Oggetto: Re: Il progetto del capo |
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Marm ha scritto: |
L'ideale sarebbe scrivere gli impegni presi e appenderli nella sede di comunità capi, sempre che esista, di modo da mantenerli sempre presenti a tutta la comunità.
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Uh. Non fa un po' branca? |
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elfo
Registrato: 05/03/07 11:40 Messaggi: 1399
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Inviato: Giovedì 29 Marzo 2012, 17:31 Oggetto: Re: Il progetto del capo |
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Michele ha scritto: |
Marm ha scritto: |
L'ideale sarebbe scrivere gli impegni presi e appenderli nella sede di comunità capi, sempre che esista, di modo da mantenerli sempre presenti a tutta la comunità.
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Uh. Non fa un po' branca? |
Se serve per tenere presente degli obiettivi che ci si è posti perché no? Che poi se proprio vogliamo i cartelloni sono da ACR |
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Marm
Età: 43 Segno zodiacale: Registrato: 15/02/10 15:36 Messaggi: 984 Residenza: Veneto
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Inviato: Giovedì 29 Marzo 2012, 21:40 Oggetto: Re: Il progetto del capo |
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Michele ha scritto: |
Uh. Non fa un po' branca? |
Potrebbe anche essere, adesso non ricordo la fonte da cui ho preso questa idea.. però il tale che la proponeva sosteneva che se i propri impegni sono ben noti agli altri membri della comunità, allora questo contribuisce a darci una motivazione in più per portarli a compimento. Certamente averceli ben esposti centrerebbe l'obiettivo di renderli ben noti a tutti.
Poi sarebbe bello che i vari membri della Comunità Capi avessero ben a mente gli obiettivi di ciascuno per permettere loro una osservazione critica maggiormente "a fuoco". Averceli davanti nel momento in cui un capo parla, o magari sta zitto, durante una particolare discussione, potrebbe far notare qualche particolare che magari altrimenti non si sarebbe notato.
Comunque i cartelloni sono anche da cartacrespai |
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cipi
Registrato: 26/04/12 11:34 Messaggi: 3
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Inviato: Giovedì 26 Aprile 2012, 12:01 Oggetto: |
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Grazie!
molto utile questo materiale sul PdC!!
Forse però avete ragione quando scrivete che condividerli su un cartellone non è proprio il mezzo più appropriato.
Si può e si deve condividere, è chiaro, ma magari poi si possono raccogliere e tenere in un quadernone accessibile a tutti, in modo che ognuno possa tornare a verificare il proprio o consultare quello di altri capi (come potrebbe tornar utile ai tirocinanti che devono fare il proprio per la prima volta) |
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elfo
Registrato: 05/03/07 11:40 Messaggi: 1399
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Inviato: Venerdì 27 Aprile 2012, 12:33 Oggetto: |
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Secondo me il cartellone non va bene quando diventa un punto d'arrivo: ecco, abbiamo schematizzato il tutto, e questo è il risultato.
Se invece è uno strumento per avere sott'occhio la situazione e a cui fare riferimento, allora perché no. |
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